Si tiene stamattina a Mansura, in Egitto sul delta del Nilo, la terza udienza del processo a carico di Patrick Zaki, lo studente egiziano dell'università di Bologna sotto accusa per diffusione di false informazioni attraverso articoli giornalistici e detenuto in carcere esattamente da 22 mesi. La legale di Patrick Zaki, Hoda Nasrallah, ha chiesto l'acquisizione di altri atti per dimostrare sia una presunta illegalità durante l'arresto del 7 febbraio 2020 e sia la correttezza dell'articolo sui copti alla base del processo. L'udienza, dopo l'intervento del legale, è stata sospesa dopo appena 4 minuti. Al Tribunale non circolano ipotesi accreditabili circa la possibile durata dell'interruzione.
"Bene, bene, grazie": alzando il pollice, così Patrick Zaki ha risposto a un diplomatico italiano che gli chiedeva come stesse. Lo studente ha risposto dalla gabbia degli imputati poco prima dell'inizio dell'udienza nel vecchio Palazzo di Giustizia di Mansura. Si è appreso che il diplomatico ha potuto parlagli brevemente per rappresentargli la vicinanza delle istituzioni italiane e Patrick ha ringraziato per quello che l'Italia e l'Ambasciata stanno facendo per lui. Il diplomatico italiano si era intrattenuto anche con i genitori di Patrick poco prima.
Come preannunciato da una sua legale, l'udienza servirà al suo pool di avvocati per presentare una memoria difensiva preparata sulla base dell'accesso agli atti ottenuto con la precedente seduta, quella del 28 settembre. Il giudice monocratico di una Corte della Sicurezza dello Stato per i reati minori della città natale di Patrick, oltre ad eventualmente replicare alla memoria nel corso della seduta, deciderà se aggiornare ancora l'udienza ovvero pronunciare una sentenza di condanna o assoluzione inappellabile. Il 30enne è stato da poco trasferito dal carcere cairota di Tora, dove ha trascorso quasi tutta la sua custodia cautelare, ad una prigione di Mansura.
In tribunale anche due diplomatici italiani e, su richiesta dell'Ambasciata italiana, pure di altri Paesi per monitorare il processo come prima avevano fatto per tutte le sessioni di rinnovo della custodia cautelare. Patrick era stato arrestato il 7 febbraio del 2020 tornando in Egitto per una vacanza e i 19 mesi di custodia erano stati giustificati con accuse di propaganda sovversiva fatta attraverso dieci post su Facebook. Il rinvio a giudizio è avvenuto invece per "diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese" sulla base di tre articoli scritti da Zaki, tra cui uno del 2019 sui cristiani in Egitto perseguitati dall'Isis e discriminati da frange della società musulmana. Il ricercatore e attivista rischia fino a cinque anni di carcere.