Nervi sempre più tesi tra Onu e Israele. Dopo le parole del segretario generale Antonio Guterres e la scelta di Tel Aviv di negare il visto ai rappresentanti delle Nazioni Unite, la portavoce dell'Ufficio per i diritti umani Ravina Shamdasani ha parlato di "crimini di guerra che si stano commettendo" in Medio Oriente. Puntando il dito non solo su Hamas ma anche sullo Stato ebraico: "Siamo preoccupati per la punizione collettiva degli abitanti di Gaza in risposta agli atroci attacchi di Hamas", ha sottolineato Shamdasani denunciando anche l'uso di esplosivi a lungo raggio in aree densamente popolate. E tornando ad accusare i miliziani palestinesi per i rapimenti di ostaggi. Un'accusa che arriva mentre all'Assemblea generale dell'Onu a New York va in scena da giorni lo scontro con veti incrociati di Russia e Usa al Consiglio di sicurezza e con un duro confronto in Assemblea generale, riunita da giovedì nella sessione speciale di emergenza, dove è stata approvata la bozza di risoluzione presentata dalla Giordania, a nome dei Paesi arabi, che si concentra sul cessate il fuoco immediato a Gaza, garantendo l'ingresso degli aiuti e impedendo lo sfollamento forzato. Il testo, che non ha valore vincolante, ha ottenuto 120 voti a favore, 14 contrari (tra cui gli Usa e Israele) e 45 astenuti (tra cui l'Italia). Per passare era richiesta la maggioranza dei due terzi presenti e votanti dei 193 Paesi, gli astenuti non contano.
"Oggi è un giorno che passerà alla storia nell'infamia, un giorno buio per l'Onu, che non ha più un briciolo di rilevanza o legittimità" ha tuonato l'ambasciatore israeliano Gilad Erdan. Una risoluzione che era stata ostacolata anche dagli Stati Uniti che avevano più volte segnalato che il testo della bozza non conteneva le parole "Hamas" e "ostaggi". Bocciato, invece, l'emendamento presentato dal Canada con il quale Ottawa voleva aggiungere al testo una condanna diretta dell'attacco della milizia, un passaggio difficilmente digeribili dal fronte arabo. Nonostante la maggioranza che si è espressa con 88 Paesi a favore, l'emendamento non è passato perché non ha raggiunto i due terzi dei sì: 55 hanno votato contro e 23 si sono astenuti. "Gli obiettivi di Hamas sono risoluti e disgustosi. Non c'è giustificazione per il terrorismo, dobbiamo condannare gli atti terroristici di Hamas", è tornata a tuonare l'ambasciatrice americana al Palazzo di Vetro, Linda Thomas-Greenfield, durante i lavori, sottolineando che "Hamas non si è mai preoccupato della sicurezza o del benessere della gente che dice di rappresentare, per loro i civili palestinesi sono scudi umani". Tornando alle parole di Shamdasani da Ginevra, a Gaza ormai "nessun luogo è sicuro: costringere le persone a evacuare in queste circostanze e mentre sono sotto completo assedio solleva serie preoccupazioni", ha ribadito. Di tutt'altro avviso la missione israeliana nella capitale elvetica. Israele mette in chiaro che il diritto umanitario internazionale rimane il "punto di riferimento" dell'esercito israeliano, nonostante "la brutalità di Hamas e lo scudo offerto dalle Nazioni Unite", e che starebbe "facendo tutto ciò che è in suo potere per proteggere i civili". Una versione che non convince però neanche Ankara, già restia a definire terrorista il gruppo islamico pur condannando il massacro dei civili. Per il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan il diritto internazionale "è stato violato" e anche per lui i raid sulla Striscia sono "crimini contro l'umanità". E dubbi affiorano anche nel Vecchio continente con il premier spagnolo Pedro Sanchez che risponde che "sia legittimo porsi questa domanda" a chi gli chiede se c'è la possibilità che Israele stia violando il diritto internazionale. Nei giorni scorsi Sanchez aveva mostrato solidarietà nei confronti di Guterres e la sua frase sugli "attacchi non venuti dal nulla".
Usa e Israele votano con altri 12 contro la bozza sulla tregua a Gaza
Sono 14 i Paesi che hanno votato contro la bozza di risoluzione dell'Assemblea Generale Onu sulla tregua a Gaza presentata dalla Giordania, ossia Usa, Israele, Austria, Croazia, Fiji, Cecoslovacchia, Guatemala, Ungheria, Isole Marshall, Micronesia, Nauru, Tonga, Papua Nuova Guinea e Paraguay. Tra i 45 astenuti, invece, Italia, Germania, Bulgaria, Finlandia, Grecia, Giappone, Sud Corea, Ucraina, Gran Bretagna, Slovacchia, Tunisia.
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