La trattativa diretta tra l'inviato Usa per gli ostaggi Adam Boehler e Hamas sembrava aver raggiunto l'obiettivo con l'annuncio arrivato da Gaza della liberazione del soldato israelo-americano Idan Alexander e la restituzione di quattro corpi di rapiti con doppia cittadinanza.
Ma la dichiarazione del segretario di Stato Marco Rubio, in conferenza stampa al G7 in Canada, ha cambiato le carte in tavola.
"La nostra priorità come governo degli Stati Uniti è sempre quella di preoccuparci di tutti gli ostaggi. Vogliamo che vengano rilasciati tutti", ha affermato senza rispondere a una domanda diretta sulle intenzioni della Casa Bianca di accettare la decisione di Hamas. Il premier Benyamin Netanyahu ha comunque reagito duramente alla presa di posizione della fazione palestinese e, dopo una veloce consultazione, ha ritirato il team negoziale da Doha.
"Mentre Israele ha accettato il piano Witkoff, Hamas rimane fermo nella sua posizione e non si muove di un millimetro. Nel frattempo, continua a esercitare manipolazioni e guerra psicologica", ha affermato l'ufficio del premier, lasciando intendere che Gerusalemme ritiene le decisioni dell'organizzazione fondamentalista uno strumento per creare tensioni tra Israele e Stati Uniti. Da parte sua, l'inviato della Casa Bianca per il Medio Oriente Steve Witkoff, presente agli incontri in Qatar nei giorni scorsi, ha avvertito: "Hamas sta facendo una scommessa molto sbagliata, pensando che il tempo sia dalla sua parte. Non lo è. Sono ben consapevoli della scadenza e dovrebbe sapere che risponderemo di conseguenza se scade".
Riferendosi alla proposta ponte presentata ai mediatori in Qatar, Witkoff ha sottolineato che "Hamas ha scelto di rispondere rivendicando pubblicamente flessibilità, mentre in privato avanza richieste del tutto impraticabili senza un cessate il fuoco permanente". Intanto Netanyahu, che non ha gradito la trattativa parallela Usa-Hamas, ha convocato per sabato sera una riunione con i ministri per valutare i prossimi passi. Allo stesso tempo le famiglie degli ostaggi hanno protestato con rabbia sia contro le modalità di liberazione di un unico ostaggio vivo solo perché americano e contro la scelta del premier di non riunire immediatamente il gabinetto, definendo l'attesa "24 ore di inferno e sofferenza, tormenti e abusi, pericolo di morte".
E hanno implorato i ministri a incontrarsi prima di sabato sera. In seguito Hamas ha fatto sapere che una delegazione guidata dal capo negoziatore Khalil al-Hayya è partita per il Cairo per "monitorare gli sviluppi dell'accordo di cessate il fuoco". Nel frattempo, dopo che tre giorni fa il presidente Usa era sembrato rimangiarsi il progetto di spostare tutti gli abitanti Gaza per farne una riviera, fonti americane e israeliane hanno raccontato all'Ap che Washington e Gerusalemme hanno contattato funzionari di Sudan, Somalia e Somaliland per discutere del reinsediamento dei gazawi. I primi due avrebbero già respinto la proposta. Riguardo poi al fronte libanese, prende corpo la posizione israeliana sul confine.
Il ministro della Difesa Israel Katz ha affermato che l'Idf rimarrà dispiegato in cinque punti strategici che controllano la zona cuscinetto nel Libano meridionale 'a tempo indeterminato' e indipendentemente dai negoziati sui 13 punti contesi della frontiera. Israele e Libano hanno tenuto colloqui diretti all'inizio della settimana. Intanto, da indiscrezioni dei media israeliani si è appreso che Witkoff, dopo aver lasciato Mosca nella notte tra giovedì e venerdì, è atterrato a Baku per coordinare rapporti di partenariato tra Israele, Stati Uniti e Azerbaigian. La visita di Witkoff, rafforza - secondo gli analisti - la valutazione secondo cui Baku potrebbe svolgere un ruolo diplomatico chiave in un futuro molto vicino, specie nei rapporti con Mosca.
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