Sono guariti entrambi ed hanno lasciato l'ospedale dell'Emory university ad Atlanta dove sono sono stati trattati, dopo il rimpatrio dalla Liberia all'inizio di agosto in gravissime condizioni, i primi due americani colpiti dal virus dell'Ebola. Erano stati contagiati mentre prestavano assistenza medica missionaria ai malati di febbre emorragica in Liberia e sono stati dichiarati "sani" dagli esperti. E rimandati a casa dopo settimane in isolamento.
"Le loro analisi del sangue sono risultate negative al virus per più giorni, i due pazienti non rappresentano un rischio per la salute pubblica della comunità, e ci aspettiamo una completa ripresa": con queste parole, il direttore di malattie infettive dell'Emory, Bruce Ribner, ha annunciato in una toccante e affollatissima conferenza stampa la dimissione di Kent Brantly, medico 33 anni, e Nancy Wristebol. L'infermiera di 59 anni, era stata in realtà mandata a casa addirittura il giorno prima, ma ha chiesto che fosse rispettata la sua privacy.
Mentre in Africa occidentale la situazione continua ad aggravarsi con i sistemi ospedalieri al collasso, Kent Brantly, il medico guarito ha chiesto al "mondo di non dimenticarsi dei Paesi più colpiti": "Oggi è un giorno miracoloso, perché ho pregato un Dio che risponde alle preghiere. Sono grato a tutto il personale medico che si è occupato di me. Quando sono andato in Liberia non mi sarei mai aspettato di trovarmi in una situazione simile, ma da giugno scorso ho trattato pazienti con l'Ebola seguendo tutti gli standard di protezione suggeriti dall'OMS. Eppure il 23 luglio mi sono svegliato sentendomi male". Se è ancora un mistero come i due missionari della organizzazione cristiana Samaritan Purse siano stati contagiati in Liberia, rimane altrettanto indefinito il contributo dato alla loro guarigione dal siero sperimentale ZMapp: "Non sappiamo assolutamente che ruolo il siero abbia giocato nella loro ripresa - ha precisato Bruce Ribner - non sappiamo se il composto abbia aiutato o non abbia fatto alcuna differenza".
"Ma ciò di cui siamo certi - ha proseguito Ribner - è che portare questi due pazienti negli Stati Uniti è stata la cosa giusta, abbiamo potuto trattarli con tutte le terapie di sostegno nelle crisi, quali l'idratazione, la ventilazione ed altro che di certo hanno fatto loro bene. Ciò che abbiamo imparato in queste settimane contribuirà alla lotta all'Ebola nel mondo". L'emergenza però continua ad aggravarsi in Africa occidentale: lo stesso direttore dei Cdc, Tom Frieden, nel dirsi 'lieto' per la guarigione dei due americani ha sollecitato "un impegno senza precedenti per fermare una epidemia di Ebola senza precedenti". Intanto il Sudafrica ha chiuso le proprie frontiere ai viaggiatori provenienti da tre Paesi colpiti dall'Ebola, Guinea, Liberia e Sierra Leone, "tranne se il viaggio viene ritenuto assolutamente necessario".
Medici Senza Frontiere hanno affermato che "la gestione dell'epidemia nell'Africa Occidentale è un completo disastro" ed hanno chiesto un maggiore coinvolgimento di Oms e Cdc. Anche 'Emergency' ha fatto sapere che in Sierra Leone, dove secondo dati ufficiali ci sono almeno 783 casi accertati, gli ospedali sono al collasso (52 operatori sanitari sono stati infettati dal virus e 28 di loro sono morti) e a Freetown solo due strutture restano aperte.
IL BILANCIO - L'epidemia di Ebola ha fatto finora 1.350 morti con 2.473 casi di malattia da virus in Liberia, Sierra Leone, Guinea e Nigeria. Lo ha reso noto oggi l'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), precisando che in due giorni, il 17 e il 18 agosto, sono morte 106 persone.
Il tweet dell'Organizzazione mondiale della sanità sull'emergenza
WHO Director-General, Dr Margaret Chan: #Ebola in West #Africa is a Public Health Emergency of Intl Concern #alert
— WHO (@WHO) 8 Agosto 2014
Scoppiata in Guinea nel dicembre 2013, è la piu grave mai registrata. I Paesi colpiti sono Guinea, Liberia, Sierra Leone e più recentemente Nigeria. All'8 agosto, il bilancio era di 961 morti.
SCHEDA, I TRATTAMENTI IN STUDIO - Ci sono almeno tre farmaci e un vaccino contro Ebola, sviluppati con contributi del dipartimento della difesa Usa, che hanno dato buoni risultati nei test sugli animali e potrebbero entrare velocemente nella fase clinica dei test.