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Sentenza il 10 gennaio ma 'niente galera', l'ira di Trump

Sentenza il 10 gennaio ma 'niente galera', l'ira di Trump

'Una farsa'. E con Musk attacca il giudice del caso pornostar

04 gennaio 2025, 19:31

Claudio Salvalaggio

ANSACheck
Caso pornostar, il giudice fissa al 10 gennaio la condanna per Trump - RIPRODUZIONE RISERVATA

Caso pornostar, il giudice fissa al 10 gennaio la condanna per Trump - RIPRODUZIONE RISERVATA

 Juan Merchan rovina la festa a Donald Trump, che rischia di insediarsi alla Casa Bianca come primo presidente 'felon', criminale. Salvo sorprese legate a probabili impugnazioni. Il giudice del caso pornostar ha infatti deciso che per il tycoon deve essere emessa la sentenza dopo che in maggio una giuria lo ha ritenuto colpevole di tutti i 34 capi di imputazione e ha fissato come data il 10 gennaio: dieci giorni prima della sua fastosa cerimonia di giuramento a Capitol Hill, per la quale il comitato organizzatore ha già raccolto la cifra record di oltre 150 milioni di dollari 

 

 

 Trump è andato su tutte le furie. "Questo attacco politico illegittimo non è altro che una farsa truccata", ha accusato su Truth, sostenendo che la decisione è "consapevolmente illegale, va contro la nostra Costituzione e, se fosse lasciata in vigore, sarebbe la fine della presidenza così come la conosciamo".
Quindi una serie di messaggi in cui attacca violentemente Merchan e tutti i procuratori che lo hanno perseguito, condividendo meme e post minacciosi di altri utenti. A dargli manforte anche il suo alleato Elon Musk: "Quel giudice dovrebbe essere rimosso dallo scranno con vergogna".


Il magistrato ha stabilito che il tycoon - ritenuto responsabile di aver falsificato la contabilità aziendale per occultare il pagamento del silenzio della pornostar Stormy Daniels su una notte di sesso - deve apparire in tribunale a New York, in persona o anche in video collegamento. Ma ha anticipato di non essere orientato a comminare una pena carceraria o che limiti la libertà del presidente eletto (sulla carta rischiava sino a 4 anni). Merchan ha respinto così l'ennesima istanza di archiviazione che i difensori di Trump avevano presentato sostenendo che il procedimento avrebbe ostacolato la sua capacità di governare. Accantonare il verdetto della giuria, ha scritto Merchan, "minerebbe lo stato di diritto in modo incommensurabile". "Lo status dell'imputato come presidente eletto non richiede l'applicazione drastica e 'rara' dell'autorità (del tribunale) di accogliere la mozione (di archiviazione)", ha argomentato.


Inizialmente Trump avrebbe dovuto essere condannato il 26 novembre, ma Merchan aveva posticipato la sentenza a tempo indeterminato dopo la sua vittoria elettorale. Il pm di Manhattan Alvin Bragg si era opposto al colpo di spugna e aveva suggerito diverse opzioni, tra cui rinviare la condanna alla fine della presidenza, comminare una sentenza senza galera o chiudere il caso annotando però la decisione della giuria. In precedenza il giudice aveva respinto un'istanza di archiviazione basata sulla sentenza con cui la Corte Suprema ha stabilito l'immunità per le "azioni ufficiali" intraprese dal presidente nell'esercizio delle sue funzioni. Sposando la tesi dell'accusa, Merchan aveva scritto nel suo provvedimento che le prove mostrate al processo riguardano "completamente una condotta non ufficiale" e ha ricordato che la stessa Corte Suprema nella sua sentenza riconosce che "non tutto quello che il presidente fa è ufficiale", neppure se agisce dallo Studio Ovale.


Dura la reazione di Steven Cheung, direttore delle comunicazioni di Trump, secondo cui si tratta di una "caccia alle streghe" e di "una violazione diretta della sentenza della Corte Suprema sull'immunità presidenziale e di altra giurisprudenza di lunga data....Al presidente Trump deve essere consentito di continuare il processo di transizione presidenziale e di svolgere i doveri vitali della presidenza, senza essere ostacolato dai resti di questa o di qualsiasi restante caccia alle streghe. Non dovrebbe esserci alcuna sentenza e il presidente Trump continuerà a combattere contro queste bufale finché non saranno tutte morte". 

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