Via libera definitivo della Camera al decreto legge lavoro con 279, 143 contrari e solo 3 astenuti. Soddisfatto il ministro Poletti, che si dice convinto che ora "le imprese potranno assumere senza preoccupazioni". Non solo. Il premier Renzi, in serata e via tweet, spiega che il decreto serve anche a salvare imprese e lavoratori sottolineando che "senza quel decreto Electrolux oggi non avrebbe firmato" l'accordo per il salvataggio. Assi portanti del decreto legge sono le norme sui contratti a tempo e quelle sull'apprendistato. D'ora in poi, infatti, sarà possibile stipulare contratti fino a 36 mesi senza causale, vale a dire sena una ragione specifica, così come sarà possibile prorogare un contratto per cinque volte (non più otto come inizialmente previsto dal testo del governo).
Fissato anche un tetto di precari pari al 20% dell'organico stabile: in caso di violazione, il datore di lavoro si trova a dover pagare una multa ma non è più obbligato - come concordato inizialmente durante l'esame del dl alla Camera - a stabilizzare i lavoratori assunti fuori quota. Altra novità, il ripristino della formazione pubblica per gli apprendisti seppure con alcuni paletti, sulla maternità e sui contratti di solidarietà. Plauso dei partiti che sostengono il governo con Ncd convinta della tesi che il dl sia un incentivo alle assunzioni mentre più cautela usa il Pd sostenendo che si tratti di un testo equilibrato "tra le ragioni dei lavoratori e quelle delle aziende". Di parere nettamente opposto tutte le opposizioni da Sel a Forza Italia.
Il voto si consuma in un'Aula la cui attenzione è catalizzata dall'affaire Genovese con continui scontri tra grillini e democratici - ma anche con Sel - con interventi che guardando più alla tempistica del voto in chiave Europee che ai contenuti del testo in votazione. Nel mirino in particolare l'ostruzionismo messo in atto nelle ultime 24 ore da Sinistra ecologia e Libertà, che però viene rivendicato dai diretti interessati: "Per chi vive la condizione di precarietà anche un minuto in più di opposizione - dice Titti Di Salvo - significa una speranza che quel decreto non solo si poteva provare a fermare ma si poteva provare a cambiare domani". I deputati pentastellati non vogliono però "lezioni da nessuno - è la controreplica - sulla presunta rinuncia all'ostruzionismo. Abbiamo fatto anche più di quanto era in nostro potere - insistono - per bloccare un testo indegno", proteste in Aula comprese. Come quella di oggi che ha visto una deputata grillina far trillare una sveglia in Aula. "La vostra ora - afferma Tiziana Ciprini rivolta ai colleghi seduti nell'emiciclo di Montecitorio - è suonata".