"Le dinamiche parlamentari le vedremo alla Camera nei prossimi giorni, nelle prossime settimane. Se ci sarà bisogno metteremo la fiducia" sul Jobs act. "L'importante è che la fiducia non la perdano gli uomini e le donne che vogliono creare lavoro in Italia". Lo dice il premier Matteo Renzi in un'intervista telefonica al Tg5.
Del resto il premier sul provvedimento non apre a margini di trattativa. "La delega sul lavoro alla Camera non cambiera' rispetto al Senato", la riforma del lavoro e' blindata e avverte, se qualcuno del Pd non dovesse votare la fiducia: "Facciano pure, se lo fanno per ragioni identitarie", ma "se mettono in pericolo la stabilita' del governo o lo fanno cadere" allora "le cose naturalmente cambiano".
La questione della fiducia, pero', mette in crisi la minoranza che conta di trovare una mediazione per migliorare il testo sia della delega su lavoro, sia della legge di stabilita'. "Se Renzi e' convinto che la delega debba essere approvata cosi' com'e' alla Camera, magari con il voto di fiducia, io sono dell'avviso contrario" protesta il presidente della Commissione lavoro ed esponente della sinistra Pd, Cesare Damiano che ribadisce: "E' assolutamente necessario correggere contraddizioni e limiti della legge di stabilita' e migliorare la delega sul lavoro" che, "come minimo, deve tutelare le nuove assunzioni nel caso di licenziamenti discriminatori e disciplinari non giustificati".
Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio, e' piu' diretto: "Se non dovesse esserci nel testo neanche la scelta della direzione del Pd sarebbe molto grave; io personalmente non voterei quel testo". E Pippo Civati avverte: se non c'e' dialogo i no alla fiducia potrebbero crescere: "Se sono pochi e' un fatto disciplinare ma se sono centinaia e' un problema politico gigantesco".
"La fiducia sul Jobs Act produrrebbe uno spartiacque tra chi lavora e chi governa. Renzi rifletta e non riduca Parlamento a soprammobile". Lo scrive su Twitter il capogruppo di Sel a Montecitorio Arturo Scotto.
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