Matteo Renzi definisce il governo "prudente" nelle stime di crescita indicate nel Def. Ma il premier va tutt'altro che con i piedi di piombo nella convinzione che l'Italia "è uscita dall'emergenza". E nel piano nazionale delle riforme, ma soprattutto nella manovra di settembre, punta a disegnare la "terza via tra un paese normale ed un ottimismo di plastica" che disegni l'Italia dei prossimi 30 anni. Molto più a breve termine il premier nominerà venerdì il prossimo sottosegretario alla presidenza e la scelta sembra ormai essersi ristretta tra Claudio De Vincenti e Valeria Fedeli. In attesa che Ncd risolva lo scontro interno ed indichi il prossimo "ministro del Mezzogiorno", Matteo Renzi chiude la squadra di Palazzo Chigi. E soprattutto arriva in conferenza stampa, dopo il primo esame del Def, determinato a smentire tutte le accuse, giornalistiche e politiche, su un governo che alza le tasse, tartassa i Comuni e punta a fare cassa tagliando Sanità e servizi pubblici.
Sarà lui stesso in settimana, a quanto si apprende, a incontrare i sindaci per dimostrare, numeri alla mano, che non ci saranno nuovi tagli. Anzi, per dimostrare all'opinione pubblica, che il governo non punta a fare il gioco delle tre carte, Renzi chiede ai Comuni di non alzare le aliquote comunali. Insieme al team economico di Palazzo Chigi e al Mef, il presidente del consiglio definirà il piano delle riforme, per ora uscito solo in forma provvisoria. Un elenco delle principali riforme in cantiere del governo, dalla riforma istituzionale e legge elettorale, da chiudere entro l'estate, alla riforma della giustizia e della P.A. "Dimostreremo ancora una volta all'Europa che siamo credibili", è l'obiettivo del premier che non esclude una nuova misura popolare, magari un intervento sugli incapienti esclusi dal beneficio degli 80 euro. Certo, come dimostra la battaglia imminente sull'Italicum, non sono pochi gli ostacoli sulla strada delle riforme.
Ma il presidente del consiglio non ha intenzione di lasciarla vinta a nessuno ne' a cedere a modifiche che aprirebbero il vaso di Pandora delle mediazioni estenuanti ogni volta che una riforma è in discussione. Ha, però, il sapore della mano tesa alla minoranza dem la decisione di nominare un esponente vicino alla sinistra al posto di Graziano Delrio. La rosa dei papabili si è ristretta a due nomi e nei prossimi giorni il leader Pd trarrà il dado.
La scelta sarà tra il viceministro dello Sviluppo Economico Claudio De Vincenti, economista di sinistra e al governo dai tempi di Monti, e la vicepresidente del Senato Valeria Fedeli, ex sindacalista della Cgil. Una scelta delicata con cui Renzi vuole dimostrare ai critici che Palazzo Chigi non è un feudo tosco-renziano. Per questo il premier si è preso fino a venerdì per decidere mentre è ormai certo che il nuovo segretario generale di Palazzo Chigi, al posto di Mauro Bonaretti, sarà il capo di gabinetto del ministero delle Riforme Paolo Aquilanti, che negli ultimi mesi è diventato il braccio destro del ministro Maria Elena Boschi.