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Nozze scalzi per solidarietà ai migranti, l'assessore dice no

A Bondeno, in provincia di Ferrara, per 'decoro e rispetto del luogo'

Volevano sposarsi scalzi per esprimere solidarietà ai migranti, ma non si può farlo in municipio, quello di Bondeno, lo stesso che vuole più Imu e Tasi da chi ospita i migranti e governato dalla Lega Nord (fino a pochi mesi fa dall'attuale capogruppo leghista in Regione, Alan Fabbri). È successo sabato 12 settembre in occasione del matrimonio fra Stefano Zoboli ed Emanuela Gavioli, coppia di Burana.

Gli sposi hanno pensato che un giorno di festa, come quello delle nozze, potesse essere anche un impegno di solidarietà e di vicinanza ai profughi che fuggono dai loro Paesi, in concomitanza con le Marce degli scalzi in Italia. Così, una volta arrivati in municipio, nella sala attigua a quella dove si sarebbe svolta la cerimonia, Emanuela ha spiegato il desiderio della coppia. Al loro appello di togliersi le scarpe nel segno della solidarietà, buona parte degli invitati ha risposto positivamente. Ma poi tutti hanno dovuto tornare a infilarsi le scarpe: l'assessore Cristina Coletti, delegata a celebrare il matrimonio, ha fatto presente a sposi e invitati che era opportuno mantenere il decoro del luogo. Un momento di stupore poi, a piedi nuovamente calzati, la cerimonia si è svolta e il matrimonio celebrato. Ma durante la cerimonia non sono mancati i momenti di imbarazzo.

"Non avevamo alcuna intenzione di fare politica - spiega Emanuela, raggiunta telefonicamente a festa finita - ma solo di fare un gesto umanitario. Non c'è politica che tenga se si è di fronte all'umanità". Emanuela spiega anche come è scaturita l'intenzione di questo atto: "mio fratello, prima della cerimonia, è venuto a casa mia e parlando mi ha spiegato delle Marce degli scalzi. Da qui l'idea di esprimere la nostra solidarietà, non potendo partecipare in altro modo, durante il nostro matrimonio, un pensiero nei confronti di chi soffre, di chi scappa da situazioni orribili, su cui anche l'Europa sta prendendo coscienza. Ho spiegato il significato della cosa agli invitati, in municipio, è c'è stato chi ha accolto l'invito e chi no. Poi, però, l'assessore ci ha pregato di rimettere le scarpe. L'abbiamo fatto e tutto è finito lì".

"Ho semplicemente spiegato agli sposi - dice l'assessore Coletti - che una simile decisione andava quantomeno annunciata prima. E che comunque non era il caso, per il decoro e il rispetto del luogo. Anche il sindaco, che ho poi informato, ha avallato la mia scelta".    

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