Enrico Rossi scende in campo e annuncia che raccoglierà le firme per correre alla segreteria del Pd. Una partita che, nelle intenzioni del premier Matteo renzi potrebbe anche essere anticipata a subito dopo il referendum sulla riforma costituzionale di ottobre. (LEGGI)
"Stasera a Pontedera - dice il governatore della Toscana - che è casa mia, annuncio ufficialmente che mi candiderò alla segreteria nazionale del Pd e quindi lavorerò per raccogliere le firme necessarie per farlo". "La mia sarà una candidatura - ha spiegato - alternativa a Renzi ma con l'ambizione di superare la dinamica tra renziani e antirenziani. Per questo mi definisco convintamente rossiano".
Guardo a sinistra ma da premier spinta innovativa - "Quello che mi sento di assicurare fin da ora è che non farò danni al Pd, perché penso che in un partito plurale come il nostro si possa esprimere le proprie opinioni anche senza dover poi portare via il pallone con il quale si gioca". Così Rossi ha spiegato le ragioni della sua scelta di candidarsi alla segreteria del Pd, marcando una distanza da chi "come D'Attorre ha invece detto che si prendono schiaffi ogni giorno". La sua candidatura alla guida del Pd ha l'obiettivo di "uscire dagli schemi attuali dell'essere con Renzi o anti-Renzi e di avere come interlocutore la sinistra del partito pur riconoscendo la spinta innovativa del premier". "Credo che in un partito ci si debba stare anche rispettandone la disciplina - ha concluso - ed è per questo che dopo mesi di incontri e occasioni in cui ho espresso le mie idee ho sentito il dovere di candidarmi e di provare a superare certe divisioni mettendo in campo una proposta politica alternativa ma che non è contro nessuno".