La coalizione globale contro l'Isis, riunita due giorni a Washington, prepara la riconquista delle due roccaforti del Califfato, Mosul in Iraq e di Raqqa in Siria, sull'onda dei successi sul terreno degli ultimi due anni.
Ma resta preoccupata per il 'dopo', ossia sugli sforzi che devono accompagnare e seguire la campagna militare: azioni umanitarie, stabilizzazione, sicurezza e ricostruzione delle aree liberate, accordi politici tra le forze e le etnie locali per arrivare ad una governance solida. E resta preoccupata anche perche' se la fine del 'cancro' dell'Isis sembra solo questione di tempo, la lotta contro la sua ''metastasi'' appare piu' lunga e difficile, come dimostrano anche i recenti arresti in Brasile per un presunto piano terroristico alle Olimpiadi. Per questo nel summit di Washington si sono riuniti per la prima volta insieme i ministri della difesa e quelli degli esteri, per coordinare una campagna che non puo' piu' essere solo militare ma anche politica, come hanno sottolineato il segretario di stato Usa John Kerry e il capo del Pentagono Ashton Carter in apertura dei lavori, invitando tutti gli oltre 40 Paesi presenti a ''fare di piu'''. L'Italia continuera' a fare la sua parte non solo sul terreno, con altri 500 uomini entro ottobre a difesa della diga di Mosul, come annunciato ieri dal ministro della difesa Roberta Pinotti, ma anche nella 'ricostruzione': ''abbiamo annunciato nuovi aiuti all'Iraq, 30 milioni di euro di donazione per il periodo 2016-2018 e 400 milioni di euro di crediti per lo stesso triennio'', ha riferito il capo della diplomazia italiana Paolo Gentiloni, dopo che l'inviato speciale americano per la coalizione, Brett McGurk, aveva elogiato l'Italia per il suo ruolo nell'addestramento delle forze locali. ''E' un momento decisivo - ha sottolineato - nella lotta al terrorismo. Può essere l'anno in cui vengono liberati centri essenziali come Raqqa, Mosul, Sirte in Libia: per l'Italia la sfida è sempre stata, oltre che militare, una sfida di stabilizzazione nei paesi che vengono liberati dalla minaccia terroristica''. Gli fa eco la Pinotti, parlando all'ambasciata italiana: ''il Califfato, inteso come territorio che l'Isis definiva Stato, puo' finire in tempi ragionevoli'' ma ''occorre una strategia di lungo periodo'' per ''estirpare la radicalizzazione fondamentalista che lancia i suoi semi di odio nel mondo''. Con un possibile ruolo chiave, aggiunge, di Paesi islamici come la Giordania, che oggi ha sollecitato un maggior impegno dei Paesi musulmani per evitare che l'Isis sia associato all'Islam.
Assente invece i ministri della Turchia, vero convitato di pietra del summit, dove alleati molto preoccupati, anche per i possibili effetti della repressione al fallito golpe sulla lotta all'Isis e al controllo dei flussi migratori, hanno duramente criticato Ankara invitandola a rispettare lo stato di diritto.
Tra loro Gentiloni e Pinotti. Ma anche l'alto rappresentante per la politica estera Ue Federica Mogherini, secondo cui ''una sospensione della convenzione europea dei diritti umani è prevista, ma non è una deroga in bianco: i diritti fondamentali sono inalienabili''. La sua presenza al summit, dove ha discusso a lungo con Gentiloni e Pinotti, testimonia l'importanza del ruolo della Ue per il dopo Isis: ''con la coalizione che sta riportando successi militari sul campo, la nostra priorità ora è garantire alle popolazioni di rientrare nelle proprie case e di farlo in sicurezza, di contribuire alla ricostruzione e di tagliare le radici sia finanziarie sia ideologiche di questi gruppi''. ''Da Washington - ha aggiunto - arriva oggi un nuovo impegno della comunità internazionale nella lotta all'Isis e in sostegno alle popolazioni che hanno sofferto e soffrono per l'azione dei gruppi terroristici in Siria e in Iraq''. Un impegno che si traduce anche in uno sforzo maggiore nel contrastare la propaganda dell'Isis sul web: ''in questo anno di lavoro la propaganda anti Isis e' doppia rispetto a quella pro'', ha annunciato la Pinotti.