"Per noi l'ancoraggio rimane sempre il presidente della Repubblica", ha detto il ministro dell'Interno Angelino Alfano a margine della riunione dei gruppi di Ap rispondendo a chi gli chiede del futuro della legislatura. "Il presidente della Repubblica ha le prerogative che la Costituzione gli assegna e noi abbiamo la fiducia in lui e a lui ci affidiamo", ha sottolineato Alfano.
"Noi abbiamo detto che chi va cercando pretesti per far proseguire la legislatura, mi riferisco in primo luogo a FI, sappia che non lo otterrà gratis. E' troppo comodo da parte di FI far proseguire la legislatura e scaricare il peso su altri: per quanto ci riguarda così non si va avanti". Sull'ipotesi del voto a febbraio avanzato dallo stesso ministro Alfano sottolinea: "Per noi l'ancoraggio resta il presidente della Repubblica" ma "non siamo responsabili a ogni costo".
E intanto l'Udc esce dal gruppo Ap. "L'idea di far precipitare il Paese verso il voto appare più il segno di una reazione emotiva che un disegno politico utile all'Italia - annunciano in una nota congiunta i parlamentari dell'Udc assieme al segretario nazionale Lorenzo Cesa -. Su questo punto si segna l'ultima differenza nei confronti di Alfano. L'esperienza di Ap, forse mai decollata, si conclude qui con lo scioglimento dei gruppi e la ripresa di autonome presenze parlamentari". Da Ap escono quindi 4 deputati e 1 senatore.
"Nessuna sorpresa - dice Alfano -, l'Udc, che è un partito dal quale era già uscito Pier Ferdinando Casini, ha votato ufficialmente No al referendum, queste sono le naturali conseguenze politiche della divisione al referendum. Mi sembra anche che ci sia un clima all'interno del sistema politico italiano per cui le conseguenze del referendum si faranno sentire credo nell'ambito di vari partiti nelle prossime ore".