Crisi, incarico e lista dei ministri a tempo di record sotto la spinta di emergenze economiche e sociali (da Mps ai terremotati). Ma da qui a considerare la partita chiusa ce ne vuole. E a dimostrarlo è il possibile slittamento del giuramento del governo Gentiloni a martedì. Si tratta di "tempi tecnici", viene fatto trapelare, che poco incidono nella tempistica della piena operatività dell'esecutivo (prevista già da martedì sera a fiducia ottenuta).
Le ultime limature alla lista con la supervisione del Quirinale e l'impronta renziana, però, appaiono meno semplici del previsto. E ciò accade per l'ormai certo esordio dei verdiniani nel governo - a cui si dovranno assegnare caselle occupate - oltre che per le resistenze interne ai dem. Un problema che alcuni commentatori politici hanno pensato potesse essere risolto con 'spacchettamenti' di ministeri per fare spazio ad Ala, ma che molto probabilmente è destinato a restare solo una suggestione. Il barometro politico prevede infatti che saranno molte le riconferme dei ministri del governo precedente.
Di sicuro c'è da riempire qualche casella pesante a cominciare dal ministero degli Esteri e i cambi all'Istruzione e al Lavoro. Tra i nomi per la Farnesina si legge quello dell'ex sindaco di Torino Piero Fassino, ma una soluzione interna premierebbe il segretario generale, l'ambasciatrice Elisabetta Belloni. Ma in pista per quella poltrona c'è anche Carlo Calenda, molto legato a Renzi, Pier Ferdinando Casini e - pur smentito da uomini a lui vicini - Angelino Alfano (in riva al Tevere solo con Minniti all'Interno e Lotti ai Servizi).
Stando ai boatos, potrebbero restare al loro posto le due ministre che nel governo uscente hanno avuto enorme visibilità: Maria Elena Boschi e Marianna Madia. Se per la titolare della P.A. la strada sembra tracciata, per la prima il discorso si fa più complicato: Renzi le avrebbe chiesto di rimanere (pur lasciando il ministero delle Riforme) per guidare i Rapporti con il Parlamento o, in seconda battuta, ricoprire il ruolo di sottosegretario alla Presidenza al posto di Claudio De Vincenti (destinato a via Veneto al posto di Calenda).
Le resistenze interne al Pd e la necessità di riequilibrare i pesi tra i democratici, infine, disegnano per la Boschi anche un futuro da Capogruppo con uno 'switch' a favore di Ettore Rosato. Resta saldamente al suo posto, al Tesoro, Pier Carlo Padoan che deve trasferire nel nuovo governo pesantissimi dossier: le banche e i conti pubblici con l'alea di una correzione della manovra "imposta" dall'Ue.
Probabili conferme anche per Dario Franceschini alla Cultura (restio a legarsi a ministeri troppo 'pesanti' in chiave congressuale), Andrea Orlando alla Giustizia e Roberta Pinotti alla Difesa.
Dovrebbe resistere - almeno nei numeri - anche la compagine Ncd al governo con i suoi tre ministri (oltre ad Alfano conta su Beatrice Lorenzin ed Enrico Costa).
Dati per certi uscenti, invece, i ministri del Lavoro Giuliano Poletti e dell'Istruzione Stefania Giannini (che durante il governo Renzi è passata da Scelta Civica al Pd). Anche per motivi di correnti interne al Partito democratico, al posto di Giannini potrebbe essere promossa la responsabile Scuola del Pd Francesca Puglisi mentre al Lavoro potrebbe andare il vice ministro allo Sviluppo Economico Teresa Bellanova.
Potrebbe cambiare il vento anche all'Ambiente: stando ai rumors Gian Luca Galletti verrebbe sostituito da Ermete Realacci, amico fraterno di Gentiloni (con l'Udc - sempre secondo i rumors da totoministri - risarcita dalla Farnesina per Casini).
Tra le new entry nell'esecutivo Gentiloni viene indicato il nome di Lorenzo Guerini che in questo caso lascerebbe la poltrona di vicesegretario del Pd. Un incarico che passerebbe a Maurizio Martina che altrimenti si vedrebbe riconfermato all'Agricoltura. Restano da collocare i verdiniani che potrebbero puntare sull'ex presidente del Senato Marcello Pera (all'Istruzione, rifiutata da Gianni Cuperlo) o su Giuliano Urbani.