Celebrazioni a Camere riunite per i 60 anni dalla firma dei Trattati di Roma. A Montecitorio interviene il capo dello Stato Sergio Mattarella e sono presenti i presidenti delle Camere e il premier Paolo Gentiloni. L'emiciclo è affollato da deputati, senatori e parlamentari europei, arrivati a Roma per l'occasione. Assenti i parlamentari della Lega Nord, che hanno deciso di manifestare in piazza. Mentre Umberto Bossi ha invece partecipato alla cerimonia. "Preferisco sempre sentire le cose per poi ragionarci", ha detto il Senatur a chi gli chiedeva della sua presenza in Aula.
"Oggi - ha detto il capo dello Stato Mattarella - l'Europa appare quasi ripiegata su sè stessa. Spesso consapevole, nei suoi vertici, dei passi da compiere, eppure incerta nell'intraprendere la rotta. Come ieri, c'è bisogno di visioni lungimiranti, con la capacità di sperimentare percorsi ulteriori e coraggiosi".
LA CERIMONIA
"Capovolgendo l'espressione attribuita a Massimo d'Azeglio verrebbe da dire: "Fatti gli europei è ora necessario fare l'Europa". Sono le persone, infatti, particolarmente i giovani, che già vivono l'Europa, ad essere la garanzia della irreversibilità della sua integrazione. Verso di essi vanno diretti l'attenzione e l'impegno dell'Unione".
"La spinta all'unità europea - ha detto - si è sempre rivelata, comunque, più forte degli arroccamenti e delle puntigliose distinzioni pro-tempore di singoli governi o di gruppi di Paesi, giocando un ruolo significativo anche nel contributo alla evoluzione delle relazioni internazionali". "L'Europa - ha proseguito - non può permettersi di rinviare gli appuntamenti con la storia, quando essi si presentano, né possono prevalere separatezze e, tantomeno, amputazioni. Va, piuttosto, praticata e accresciuta la vicendevole responsabilità, la solidarietà nei benefici e negli oneri". "Costruire il futuro - ha evidenziato - richiede all'Italia e all'Europa ogni possibile risorsa, una straordinaria unità d'intenti e una solida fiducia nei valori fondanti del processo di integrazione. Non impossibili ritorni a un passato che non c'è più, non muri che scarichino i problemi sugli altri senza risolverli, bensì solidarietà fra Paesi, fra generazioni, fra cittadini che condividono una stessa civiltà".
"Ogni qual volta abbiamo - singolarmente o collettivamente - dimenticato questa spinta ideale, abbiamo contribuito - ha detto ancora - a trasformare un grande progetto politico in un programma tecnico-burocratico nel quale i cittadini europei stentano, talvolta, a riconoscersi. La congiuntura economico-finanziaria ha lacerato il tessuto sociale dei nostri Paesi, mentre, alle nostre porte, instabilità diffusa e fenomeni di portata epocale hanno messo in crisi la capacità dell'Europa di rispondere alle aspettative dei suoi cittadini".
LA BREXIT - "La celebrazione di questo anniversario richiede che sul percorso di integrazione europea si svolga una riflessione, la cui necessità è accresciuta dall'uscita, per la prima volta, di un Paese, il Regno Unito, membro dal 1973".
Una lunga standing ovation di deputati e senatori ha concluso l'intervento, durato circa 20 minuti, del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nell'aula di Montecitorio per le celebrazioni del 60/o anniversario dei Trattati di Roma.
Erano circa 30 gli esponenti del Movimento Cinque Stelle presenti in aula per i 60 anni dei Trattati di Roma. I cinque stelle hanno partecipato alle due standing ovation per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il capogruppo alla Camera Vincenzo Caso però non si è alzato né ha applaudito in entrambe le occasioni; con lui non hanno battuto le mani un paio di M5S.
Imponenti le misure di sicurezza con piazza Montecitorio blindata. Tutta l'area della piazza e off limits per i passanti. Mezzi della polizia sbarrano l'accesso nelle vie che arrivano in piazza.
"L'unione - ha detto Laura Boldrini nel suo discorso introduttivo a Montecitorio - costituisce un modello esemplare per il mondo intero per quanto riguarda i diritti fondamentali della persone e per la democrazia". "Non ci si può rassegnare a una narrazione negativa che vede nell'Europa il capro espiatorio". "La fine dell'Europa condannerebbe il continente all'irrilevanza. La sicurezza dei nostri cittadini si realizza con il rafforzamento dell'unione non con la sua disgregazione".
"Credo - ha detto il presidente del Senato Pietro Grasso - che sia comune a molti la convinzione che, di fronte alle sfide interne ed esterne cui dobbiamo tutti rispondere, il lungo cammino dell'integrazione non possa arrestarsi e che è necessario adesso un nuovo slancio, fondato sulla cooperazione rafforzata in certe materie condivise e nell'attuazione di politiche il più possibile unitarie. In gioco sono il futuro del continente e gli equilibri geopolitici globali".