Era il 2008 quando in Commissione di Vigilanza Rai si verificò un caso che potrebbe rivelarsi 'simile' a quello di Salvatore Torrisi, eletto presidente della commissione Affari Costituzionali del Senato senza l'accordo del Pd e con i voti della minoranza, quello di Riccardo Villari.
Il Senatore Dem fu eletto alla presidenza della Vigilanza Rai, organismo di garanzia e che dunque prevede nel fair play istituzionale di andare all'opposizione, il 13 ottobre 2009 dopo 5 mesi di fumate nere con la minoranza che aveva messo in campo la candidatura di Leoluca Orlando. Villari viene eletto con i voti della maggioranza e il placet Silvio Berlusconi. Villari, contestato dal Pd, si asserraglia alla presidenza della commissione, e viene espulso dal partito. Ma tira dritto e inizia a guidare la commissione, audendo presidente e dg della Rai, e gestendo tutta l'ordinaria amministrazione. Di fronte al pressing, a tutti i livelli istituzionali (in una intervista dirà "sono stato assediato tre mesi dalla casta"), Villari non cede.
La soluzione per riuscire a 'cacciarlo' che le forze politiche, mesi dopo, troveranno è contorta ma funziona. Il 20 gennaio 2009 tutti i componenti della commissione (tranne tre), si dimettono rendendo così impossibile il lavoro della commissione. A quel punto, dopo che i Radicali (ai quali nel frattempo Villari si è iscritto) hanno occupato San Macuto e dato corpo a scioperi della fame per difendere il funzionamento dell'organismo parlamentare, la giunta per il regolamento decreta che va ricomposta. Villari annuncia ricorso alla Consulta ma senza ottenere risultati. Il 4 febbraio 2009 Sergio Zavoli viene eletto nuovo presidente della nuova commissione di Vigilanza Rai.