"I populisti alla prova di governo deludono in Italia come in Francia". Al quartier generale del Pd, dove Matteo Renzi ha seguito lo spoglio nei Comuni, è il flop "clamoroso" dei grillini ad accendere una luce sulla strada che guiderà i dem verso le elezioni politiche: la sfida nel 2018 non sarà più a due, tra Pd e M5S, ma a tre con un centrodestra che, osserva il leader dem con i suoi, "se unito è pericolo".
Ed è proprio in questa chiave, anche alla luce di alcuni risultati e dando per scontato le elezioni con il Consultellum, che l'ex premier conferma lo schema di una 'coalizione larga' che vada da Pisapia ai moderati.
Il Pd non si aspettava grandi exploit alle amministrative, motivo per cui i big si sono tenuti lontani dalla campagna elettorale e Renzi non è nemmeno sceso in campo. Essere al ballottaggio a Genova, la città di Grillo, viene considerato un buon risultato così come il fatto che all'Aquila Americo Di Benedetto, pur non vincendo al primo turno, raggiunge il 45%. Ma per capire se il centrosinistra regge, spiegano al Nazareno, dipenderà se "a Taranto, Verona, Catanzaro andiamo al ballottaggio".
Un'esclusione nella città dell'Ilva sarebbe un brutto colpo dopo l'impegno del governo prima di Renzi e poi di Gentiloni per la città. Ci sarà da lavorare in vista delle elezioni politiche sia per rilanciare il Pd sia per costruire un'alleanza competitiva che il segretario immagina molto aperta, da spezzoni di centristi come i ministri Costa e Galletti alla sinistra che, come Pisapia, non vede Renzi come fumo negli occhi. Perchè se è vero che "i grillini quando devono decidere o vanno al governo deludono e un anno dopo le vittorie di Torino e Roma i cittadini l'hanno capito", è l'analisi di Renzi, l'esito nelle principali città e al nord rivelano che il centrodestra unito, con Fi e Lega insieme, è tornato a percentuali alte. "Dividere Berlusconi e Salvini era stato intelligente", osserva l'ex premier che a questo punto è ancora più convinto che non ci sia più fretta per andare al voto.