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M5S apre primarie. Ok indagati, chi vince capo politico

Scontro con Renzi. Turno unico per voto. Grillo verso passo lato

Tre giorni per trovare chi sfiderà Luigi Di Maio per la candidatura alla premiership: il M5S, dopo una lunga attesa, vara le regole per le primarie online che, oltre a definire il candidato alle Politiche - chi vuol presentarsi ha tempo fino a lunedì alle ore 12 - determineranno una sorta di rivoluzione nell'universo pentastellato. Il vincitore delle primarie, infatti, sarà anche il "capo politico" del Movimento, ruolo che, formalmente e de facto, fino ad oggi ricopriva Beppe Grillo. Alla competizione, inoltre, sono ammessi anche gli indagati e ai candidati sarà richiesto il cosiddetto "335" per verificare indagini e procedimenti in corso. Sono queste le due grandi novità in vista di una votazione che sarà a turno unico, probabilmente avrà luogo sabato e avrà una società che certificherà il voto.

Sull'ammissione degli indagati, invece si apre lo scontro con il Pd. "M5s è un partito dove non è più uno vale uno ma uno vuole uno: Grillo vuole qualcuno e lo mette", attacca Renzi con chiaro riferimento a Di Maio e osservando come, dalla consultazione web, giungano "problemi e pericoli". "Gli altri partiti che hanno candidato condannati per anni vogliono insegnarci a noi la legalità", replica il blog sottolineando come la regola sull'ammissione degli indagati sia già prevista dal Codice etico. Codice che prevede la sospensione e l'incandidabilità per indagati "per fatti e comportamenti gravi". La deroga, tuttavia, non era presente nel regolamento alle politiche del 2013 e dal Pd si fa notare come sia stata creata "ad Di Maium". Il fronttman M5S, infatti, è stato querelato per diffamazione da Marika Cassimatis (la candidata esclusa a Genova) e c'era chi, nei giorni scorsi, faceva notare come il procedimento potesse mettere a rischio la sua candidabilità. Gli avversari di Di Maio, invece, sono ancora avvolti in un cono d'ombra, in particolare Alessandro Di Battista e Roberto Fico.

E se il secondo ci starebbe pensando, il primo, con una votazione secca, è difficile che si candidi: una sua discesa in campo metterebbe a dura prova la vittoria di Di Maio. Sulla carta, comunque, può presentarsi chiunque abbia esperito un mandato da parlamentare, da sindaco, o nei consigli locali. Con due condizioni: non devono essersi dimessi e la scadenza naturale del loro mandato non deve superare il 28 febbraio prossimo. Ma a mandare in fibrillazione il Movimento è la prospettiva del candidato premier-capo politico. Una prospettiva che rende altissime le possibilità di un nuovo "passo di lato" di Grillo, che resterebbe comunque Garante e detentore del simbolo.

Ma per il M5S si tratterebbe comunque di una rivoluzione e i malumori, tra i pentastellati non mancano, anche perché la svolta definirebbe una leadership ben precisa e chissà con quali effetti sulle liste alle prossime politiche. La dicitura "capo politico", comunque, risponde anche ad un'esigenza formale visto che l'attuale legge elettorale, all'articolo 14bis, prevede che i partiti candidati indichino un suo capo. Ma nel 2013 il capo era Grillo. Ora, se vincerà le primarie, sarà Di Maio. A Italia 5 Stelle l'ex comico sarà chiamato a chiarire questo nodo, cercando anche di rassicurare chi lo vuole ancora totalmente in campo

   

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