"La responsabilità verso la nostra comunità nazionale, la Repubblica, ricade in misura prevalente, su chi ha chiesto e ottenuto di assumere compiti istituzionali ma si pone anche su ciascuno di noi cittadini, chiamati a far la nostra parte per il bene comune. Chi avverte autenticamente il proprio status di cittadino non si sente un creditore che esige soltanto ma avverte che siamo tutti creditori e debitori nei nostri comportamenti. Nessuno deve chiamarsi fuori o limitarsi a guardare". E' il monito del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, in un'intervista a "Famiglia cristiana", parlando del rischio astensionismo alle prossime elezioni.
"Non ho mai condiviso l'osservazione che, in fondo, va bene così perché molte democrazie sono caratterizzate da basse affluenze al voto, ha sottolineato il Presidente. L'Italia ha una tradizione di ampia partecipazione. Una sua forte diminuzione costituirebbe il sintomo di un indebolimento della fiducia nelle istituzioni comuni e quindi uno stato di salute meno florido della democrazia. Non si può configurare una contrapposizione tra istituzioni mal frequentate e una mitizzata ideale società civile: sappiamo che non è così", aggiunge. "Anche i cittadini - osserva - devono essere disponibili a un dialogo, a sollecitazioni costruttive, al desiderio-dovere di comprendere ed eventualmente criticare scelte politiche prima di giudicarle sommariamente".
"Non sta a me dire se le iniziative di modifica della Costituzione, realizzate o non riuscite, siano state opportune o inopportune. Sta invece a me dire, e far sì, che la Carta in vigore venga rispettata e osservata non soltanto nei suoi principi, ma anche nella sua seconda parte. La nostra Costituzione, nella sua prima parte (principi, diritti e doveri, rapporto tra i cittadini, e tra essi e lo Stato) esprime con grande efficacia i migliori valori di ispirazione della convivenza. Lo fa con norme agili, brevi, dotate di una duttilità che le ha rese costantemente idonee a ricomprendere e disciplinare condizioni mutate nel corso dei decenni. Anche per questo è stata assunta, più volte, a modello cui ispirarsi in Paesi pervenuti più tardi alla democrazia". "La seconda parte - aggiunge - costituisce lo strumento della prima. Da circa 30 anni è stata oggetto di numerosi tentativi di aggiornamento, sovente riusciti quando operati su singole norme o singoli argomenti. Non andati, invece, a buon fine quando rivolti a cambiarla complessivamente. Ma si tratta della parte organizzativa, non di quella che raccoglie i valori di ispirazione", osserva.
"Il Papa ha inciso profondamente nella sensibilità generale e nei rapporti tra le religioni. Anche per questo rappresenta un punto di riferimento, nella fiducia e nell'affetto, per credenti e non. Avere aperto il Giubileo della misericordia a Bangui, in un luogo che appare, più che periferia, il confine del mondo e che Francesco ha definito capitale spirituale del mondo è stato straordinario. A Buenos Aires uno studente mi ha chiesto un giudizio sul Magistero di papa Francesco. Gli ho risposto che sono entusiasta. Nelle due occasioni di incontro con Papa Francesco, in Vaticano e al Quirinale, è emersa appieno una grande sintonia di orientamenti e valutazioni sulle principali questioni che il mondo di oggi presenta. Senza violare la riservatezza, posso dire che questa sintonia si è registrata totalmente anche nei due colloqui privati. Le occasioni di scambio di opinioni e di vedute, peraltro, non sono soltanto quelle di incontro diretto. Gli scambi di messaggi con il Papa in numerose occasioni, documenti pontifici, ricorrenze o anche soltanto le sue partenze e i suoi rientri a Roma, non sono formali ma costituiscono strumenti di coinvolgimento in momenti importanti del suo magistero. Conservo con particolare cura i suoi messaggi", aggiunge Mattarella.