Le commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera hanno approvato l'emendamento al ddl anticorruzione dei relatori che sospende la prescrizione dopo la sentenza di primo grado. L'emendamento dei relatori, Francesca Businarolo e Francesco Forciniti, stabilisce che "il termine della prescrizione decorre, per il reato consumato, dal giorno della consumazione; per il reato tentato, dal giorno in cui è cessata l'attività del colpevole; per il reato permanente o continuato, dal giorno in cui è cessata la permanenza o la continuazione". Al secondo comma l'emendamento aggiunge: "Il corso della prescrizione rimane altresì sospeso dalla pronunzia della sentenza di primo grado o del decreto di condanna fino alla data di esecutività della sentenza che definisce il giudizio o della irrevocabilità del decreto di condanna".
La maggioranza torna indietro su una delle norme più controverse del ddl anticorruzione. Le commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera hanno infatti approvato un emendamento dei relatori che elimina il fatto che per ottenere la sospensione condizionale della pena occorresse restituire non solo le somme percepite dal corrotto, ma anche quelle promesse e mai incassate. Hanno votato a favore anche le opposizioni dicendo che l'emendamento corregge un errore giuridico.
Polemiche anche sull'emendamento della Lega sul peculato su cui i relatori di M5s avevano dato parere contrario. L'emendamento della Lega, il numero 1.61 a prima firma di Roberto Turri è l'unico rimasto al primo articolo. Le commissioni sono quindi passate a discutere e votare gli emendamenti al secondo articolo che riguarda la procedura penale, per consentire una più estesa applicazione delle pene accessorie. La Lega lo ha poi ufficialmente ritirato. Le commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera hanno approvato un emendamento del M5s al ddl anticorruzione che prevede l'arresto in flagranza per i corrotti. L'emendamento inserisce nell'elenco dei reati per cui è previsto l'arresto in flagranza anche i reati di corruzione, peculato, concussione, traffico illecito di influenze.
Il 23 novembre prossimo, a conclusione di quattro giorni di sciopero contro la riforma della prescrizione e la "restaurazione giustizialista del processo penale", i penalisti terranno una manifestazione nazionale a Roma, al teatro Manzoni. E nella locandina che pubblicizza l'evento, sotto il titolo "Contro il populismo giustizialista, in difesa della Costituzione e dei diritti della persona", chiamano a raccolta "la comunità dei giuristi, la cultura, la politica e l'informazione a difesa dei diritti della persona". Un appello ad essere in tanti per dare "un segnale di grande forza" viene rivolto in un video dal presidente dell'Unione delle Camere penali Giandomenico Caiazza, che accusa: "si vuole manomettere il processo penale, andando a sovvertire principi di rango costituzionale che lo sostengono". E sottolinea che con l'abolizione della prescrizione i processi non avranno più "limiti di tempo". La manifestazione servirà a dire "con chiarezza ai cittadini che il processo penale non è il luogo popolato di colpevoli in attesa di essere condannati o altrimenti di farla franca grazie ai cavilli degli azzeccagarbugli, ma è il rito pubblico e solenne con cui il giudice verifica la fondatezza di un'accusa formulata nei confronti di un imputato che si presume innocente". E che l'imputato ha diritto a "una sentenza in un tempo ragionevole e definito. Solo una concezione disumana della persona e un'idea incivile del processo penale possono generare il processo infinito, che oltraggia e pregiudica i diritti più elementari dell'imputato e delle persone offese". Tra i messaggi che si vogliono lanciare ce n'è anche un altro: "nessun governo può seriamente affrontare materie complesse e delicate come il processo penale mediante emendamenti dell'ultim'ora o comunque improvvisando riforme 'epocali' senza alcun confronto serio con la comunità dei giuristi e senza alcun rispetto per tempi, modi e forme irrinunciabili in qualsiasi democrazia parlamentare".