Proroga, ma rimodulata, del 'bonus' per gli autonomi, possibile liquidità anche per le imprese più grandi, semplificazione delle procedure per gli investimenti pubblici, possibile rafforzamento del golden power.
Il decreto Cura Italia è appena entrato in vigore, ma il governo - al lavoro giorno e notte da fine febbraio a oggi - già pensa al secondo intervento annunciato per aprile, con il quale arriveranno nuove misure di lotta al coronavirus e di tutela dell'economia probabilmente finanziate, almeno in parte, con i Fondi strutturali europei. A Palazzo Chigi e al Mef già si comincia a pensare a cosa mettere in campo, anche se ora la priorità è sicuramente quella di attuare il più velocemente possibile quanto varato lunedì, dall'assunzione di nuovi medici alla diffusione di mascherine, fino alla distribuzione del 'bonus' da 600 euro destinato agli autonomi. Anche perché opposizioni e categorie, nonostante i 25 miliardi di manovra appostati, sono già con il fiato sul collo dell'esecutivo per apportare correttivi e modifiche, chiedendo insistentemente di fare di più.
Confindustria approva le misure del decreto ma chiede 'uno shock' fatto soprattutto di liquidità, proponendo l'istituzione di un comitato nazionale per l'emergenza. I piccoli di Confesercenti rivendicano interventi più incisivi sul fisco, i proprietari di Confedilizia chiedono cedolare secca per tutti e riduzione dell'Imu, gli autonomi si aspettano più garanzie sui 600 euro, i professionisti iscritti agli ordini e alle Casse temono di non rientrare nel bonus elargito dall'Inps.
La lista è lunga e le richieste complesse, anche perché di ogni categoria si fa interprete una diversa parte politica, pronta a cavalcare le insoddisfazioni. Iv si erge a paladina dei professionisti, Fdi degli artigiani, ma su tutte spiccano Forza Italia e soprattutto la Lega di Matteo Salvini che, a dispetto dei richiami all'unità e nonostante il dialogo tra opposizioni e maggioranza portato avanti nella fase di scrittura del dl, si dicono pronte a non votare il decreto se non cambierà. Le modifiche, al momento, potrebbero essere affidate in gran parte ai decreti attuativi su cui il governo si è già messo a lavorare "pancia a terra", come annunciato dal ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, convinto che l'Italia potrebbe essere "la prima a uscire dall'epidemia".
Anche perché con le sedute del Parlamento ridotte al lumicino e l'idea di far confluire in un maxiemendamento sia il Cura Italia che i precedenti decreti su sanità e giustizia, il tempo per esaminare le norme sarà scarsissimo. Un vertice convocato dal premier, Giuseppe Conte, a Palazzo Chigi con ministri e vice è servito proprio per dare un'accelerata all'attuazione delle misure e a valutare possibili aggiustamenti per norme nate velocemente e varate nel clima emergenziale degli ultimi giorni. Una soluzione potrebbe quindi essere trovata ad esempio per garantire un'indennità anche ai lavoratori domestici, per tutelare i rider ancora al lavoro e particolarmente esposti al rischio contagio e per elargire i 600 euro degli autonomi anche ai professionisti che non fanno riferimento all'Inps ma alle loro rispettive Casse. Per loro ci sono 300 milioni, ha chiarito il ministro dell'Economia, va solo chiarito come distribuirli. Quello del bonus resta uno dei temi chiave per i settori più colpiti dalle chiusure imposte per legge.
Gualtieri ha ribadito che non sarà una tantum, ad aprile ci sarà una proroga ma il meccanismo sarà probabilmente rimodulato in base al reddito o alle perdite accumulate. L'intervento 'a pioggia' del Cura Italia, mai visto in queste dimensioni e destinato a 6 milioni di lavoratori, ha tenuto a precisare il ministro, potrebbe insomma diventare più mirato. Del resto anche oggi Gualtieri ha ribadito il suo appello: nel richiederlo serve senso di responsabilità. Giovani avvocati sì, ricchi studi no.