La Francia piange oggi il suo primo medico di pronto soccorso morto sul campo di battaglia contro il coronavirus. Si chiamava Jean-Jacques Razafindranazy, era andato in pensione ma - a 68 anni - aveva sentito il dovere di riemergere dalla riserva dell'esercito dei camici bianchi per tornare al suo posto, nel cuore del focolaio dell'Oise, a Compiegne (nord di Parigi).
"Mio padre si è sacrificato - ha detto oggi il figlio dopo che il ministro della Salute, Olivier Véran, ha reso omaggio al sacrificio del dottor Razafindranazy - era in pensione e avrebbe potuto restare a casa, ma ha voluto aiutare i suoi colleghi sovraccarichi. Lavorava perché gli piaceva, era la sua vita. Ma è ingiusto, in noi c'è tristezza ma anche rabbia".
Il medico era stato contagiato ad inizio marzo e le sue condizioni sono "rapidamente peggiorate negli ultimi giorni", racconta un collega a Le Parisien. Secondo le testimonianze, si sarebbe preso cura dei primi pazienti contaminati in un momento in cui le precauzioni erano meno rigide di oggi. Il primo malato di coronavirus a Compiegne fu infatti curato come gli altri pazienti, senza misure di isolamento per diversi giorni. Quando fu scoperto il contagio, in molti dell'ospedale finirono in quarantena. Razafindranazy era appena rientrato, in piena forma, da una vacanza in Madagascar a fine febbraio. Si era presentato in ospedale e dopo qualche giorno aveva iniziato a stare male.
Pur sapendo di essere malato, "voleva tornare al lavoro" e sono stati soltanto i colleghi a costringerlo a prendersi cura di sé.
La morte del primo medico in Francia contagiato dal virus è destinata ad inasprire le polemiche sulle condizioni di lavoro e i mezzi a disposizione.