Chi si oppone in Europa alle richieste italiane "ragiona con una mentalità vecchia, con un'ottica inadeguata a questa crisi, che è simmetrica ed eccezionale". Lo dice, in un'intervista al Pais, il premier Giuseppe Conte. E a chi gli chiede se l'Italia insisterà con gli eurobond Conte risponde: " L'ho chiamato Piano di Ripresa europea e Re-investimento; non penso a un solo strumento, ma è il momento di introdurre strumenti di debito comune europeo". "Il problema non è quando si uscirà dalla recessione, ma uscirne il prima possibile. Il tempo è fattore chiave", aggiunge.
"L'Italia non chiede di condividere tutto il suo debito pubblico accumulato finora, che resterà a carico di ciascun Paese. L'Italia aveva avuto un comportamento ottimale fino a questo momento, anche sul fronte del debito. Il deficit del 2019 doveva chiudersi al 2,2 e abbiamo ottenuto 1,6%. Nessuno chiede all'Ue di farsi carico dei debiti sovrani ma solo di essere capace di assestare un colpo unitario per uscire da questo tsunami", spiega il premier.
Il rischio che l'emergenza coronavirus dia linfa all'anti-europeismo in Paesi come in Italia, aggiunge il premier, "è evidente. Gli istinti nazionalisti, in Italia ma anche in altri Paesi, saranno molto forti se l'Ue non sarà all'altezza". Quindi ribadisce che il governo italiano sta lavorando per un'Europa più sociale e avverte: "il numero di disoccupati che si avrà dopo questo tsunami sarà molto alto. Dobbiamo poter riavviare da capo una ricostruzione prima che ciò avvenga".
Anche sulle riaperture, così come è stato per le restrizioni, si ragionerà "in termini di proporzionalità", assicura. E alla domanda se la serrata delle attività produttive potrà durare molto, Conte replica: "No, è una misura durissima dal punto di vista economico. E' l'ultima misura che abbiamo preso e non può prolungarsi troppo. Per scuole e università, invece, si possono introdurre modifiche affinché gli studenti non perdano l'anno o l'esame", spiega al quotidiano spagnolo.
In questi giorni, "siamo nella fase più acuta. Gli esperti sono prudenti, ma è ragionevole pensare che siamo vicini al picco", spiega ancora Conte al foglio madrileno. E il premier rivendica la proporzionalità delle misure restrittive messe in campo e delle future riaperture. "Sarebbe stato un errore introdurre una serrata totale del Paese subito. Allo stesso tempo, è impossibile prendere in carico un impatto economico di questo livello per un tempo troppo prolungato. Quando fu visto che il contagio era diffuso le misure prese in Lombardia furono assunte in tutto il Paese. E' così che sia arrivati a essere più radicali e abbiamo imposto la chiusura delle attività non essenziali. Ma, insisto, le misure devono essere graduali", spiega il premier. E alla domanda se l'Italia potrà riaprire prima della fine della pandemia Conte chiarisce: "E' prematuro deciderlo. Quando il Comitato scientifico dirà che la curva comincia a scendere potremo studiare misure che rallentino" le restrizioni. "Però dovrà essere molto graduale".