È stato aggiornato al 21 giugno il processo a carico di Patrick Zaki in corso a Mansura: lo ha detto all'ANSA Marise, la sorella dello studente egiziano dell'Università di Bologna al termine dell'udienza svoltasi stamattina presso il Palazzo di Giustizia di Mansura, in Egitto sul delta del Nilo, a città natale di Patrick.
I legali di Patrick hanno fatto ricorso a "un'altra tattica" chiedendo di consentire allo studente egiziano dell'Università di Bologna di viaggiare all'estero in attesa che venga pronunciata la sentenza su un caso analogo che ha rilevanza ai fini di quello di Patrick: lo ha riferito lo stesso attivista egiziano in dichiarazioni all'ANSA subito dopo la conclusione dell'udienza a Mansura.
"Ci rassicurerebbe sapere che in questo momento in cui l'attenzione del mondo è doverosamente concentrata su altro in qualche stanza della Farnesina si continui a pensare a Patrick Zaki e a cercare soluzioni per farlo tornare al più presto in libertà". Così all'ANSA Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia alla notizia dell'ennesimo rinvio del processo. "Si potrebbe chiamare cronaca di un rinvio annunciato. Questo non va bene, Patrick è bloccato nelle maglie di un sistema giudiziario che prima lo ha tenuto per 22 mesi in attesa del processo e ora lo sta trattenendo dentro un processo che non si sa quando finirà".
Questa mattina all'arrivo in tribunale il ricercatore aveva detto di aspettarsi un rinvio. "La mia esperienza mi dice che sarà rinviata", ha insistito, aggiungendo che "la cosa buona è che ora sono libero e spero che sarò libero anche alla fine" del processo. "Spero di vedervi di nuovo", ha detto ancora Patrick rivolgendosi idealmente ai suoi sostenitori italiani. Al tribunale anche due diplomatici italiani, accompagnati questa volta da rappresentanti di Germania, Francia, Usa e Canada.
Questa mattina il ricercatore dai suoi social aveva denunciato di essere sotto "un enorme attacco informatico". "Che buon inizio!!", aveva aggiunto riferendosi all'udienza odierna del processo.
Zaki: 'Ho subito un attacco informatico'
Quella di stamattina era la quinta udienza del processo in corso a Mansura, sul delta del Nilo, a carico di Patrick Zaki. Il ricercatore egiziano dell'Università di Bologna è accusato di diffusione di notizie false ai danni dell'Egitto. L'avvocata principale di Zaki , Hoda Nasrallah, ha dichiaratamente smesso di formulare previsioni. Secondo fonti giudiziarie egiziane anche l'udienza di oggi si concluderà senza sentenza e solo con un "lungo" aggiornamento. Quello disposto da ultimo il primo febbraio era stato di oltre due mesi.
L'attivista per i diritti umani e civili è a piede libero dopo la scarcerazione avvenuta l'8 dicembre e arrivata al termine di 22 mesi di custodia cautelare, ma non può tornare in Italia. Patrick convive col rischio di altri cinque anni di carcere per aver scritto un articolo su alcuni casi di discriminazione di cristiani egiziani che configurerebbe il reato di "diffusione di notizie false" ai danni dell'Egitto.