Collaborazione costruttiva. Il muro dietro cui si sono trincerate le istituzioni europee di fronte all'arrivo di Giorgia Meloni alla guida dell'Italia è fatto di prudenza e neutralità, nella speranza che uno dei Paesi fondatori non deragli dalla sua linea europeista. Ma se a Bruxelles regna la cautela e il 'wait and see', nelle capitali l'eco della vittoria di FdI si fa sentire eccome. Parigi e Madrid, di fatto, già suonano l'allarme, mentre Viktor Orban brinda all'arrivo di un governo che potrebbe far sentire Budapest meno sola. A Palazzo Berlaymont hanno ben presente le polemiche innescate da Ursula von der Leyen giovedì scorso da New York sugli "strumenti" a disposizione dell'Ue nel caso l'Italia imbocchi la strada dell'Ungheria. Le parole del portavoce della Commissione, Eric Mamer, sono state un concentrato di equilibrismo. "La Commissione lavora con i governi eletti negli Stati Ue, si applica in questo caso come in tutti gli altri: speriamo di avere una cooperazione costruttiva con le autorità italiane", è stata la sua risposta alle domande della stampa internazionale. Per il portavoce di von der Leyen "sarebbe presuntuoso" analizzare il voto in Italia ma su un principio Bruxelles si scompone almeno un po': "E' estremamente semplicistico dire che le elezioni italiane siano state un giudizio sull'Europa".
Dalle istituzioni Ue, per ora, filtra poco altro. Paolo Gentiloni e Christine Lagarde, intercettati all'Eurocamera, hanno schivato le domande. "Io amo gli italiani", ha sorriso la presidente della Bce mentre il commissario Ue agli Affari Economici ha sottolineato di essere "piuttosto fiducioso che la collaborazione con il nuovo governo sarà basata su posizioni serie come sempre". Con un'appendice: "E' importante andare avanti con gli impegni presi, specialmente il Pnrr". Eppure, nelle cancellerie europee, già suonano gli allarmi. La Spagna al voto ci andrà del 2023, quando ci potrebbe essere un esito simile a quello italiano. Da qui, forse, la nettezza del ministro degli Esteri José Manuel Arbales: "I populismi danno risposte semplici e a breve termine a problemi molto complessi. E finiscono sempre nello stesso modo, con una catastrofe". In Germania il portavoce di Olaf Scholz, che tanto si era speso per il Pd, ha lanciato un appello affinché "l'Italia resti amica dell'Ue". Appello simile è arrivato da Emmanuel Macron, che ha spiegato di "rispettare una scelta democratica". Ma le parole del suo primo ministro Elisabeth Borne sono state di tutt'altro tenore. La Francia, con l'Ue, sarà "attenta" al "rispetto" dei diritti umani e alla questione dell'aborto in Italia. Il timore è che, nonostante le rassicurazioni del centrodestra, Roma possa seguire la scia ungherese, sull'onda dell'esultanza di Orban alla vittoria di Meloni. "Attendo con ansia la nostra futura collaborazione per preservare la pace in Europa e far ripartire l'economia europea", ha sottolineato il premier magiaro, che ha inviato lettere di congratulazioni ai tre leader del centrodestra.
Ma la vittoria di FdI ha riacceso l'entusiasmo sovranista un po' dappertutto. "Meloni e Salvini resistono all'Ue anti-democratica, vittoria storica", è stato il brindisi di Marine Le Pen. Il voto italiano rischia di innescare un terremoto anche all'Eurocamera. Il Ppe, dopo una notte di silenzio, si è esposto con le sue congratulazioni a Fi e ha assicurato che "l'Italia è un'ancora per l'Europa e il nostro partito una bussola per i valori europeisti". "Il Ppe si dovrebbe vergognare e non festeggiare il suo nuovo ruolo di terzo incomodo in una coalizione di estrema destra", ha sbottato S&D. Il dibattito è destinato a incendiare le prossime Plenarie a Strasburgo, dove la Lega proverà a rilanciare il suo ruolo laddove Sinistra e Verdi già promettono assoluta intransigenza.
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