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Avanti con gli aiuti a Kiev, ma si aprono crepe nel Pd

Avanti con gli aiuti a Kiev, ma si aprono crepe nel Pd

Crosetto: 'Sostegno inalterato, ora però l'azione diplomatica'

10 gennaio 2024, 22:04

Domenico Palesse

ANSACheck

Il ministro della Difesa Guido Crosetto in Aula alla Camera - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il ministro della Difesa Guido Crosetto in Aula alla Camera -     RIPRODUZIONE RISERVATA
Il ministro della Difesa Guido Crosetto in Aula alla Camera - RIPRODUZIONE RISERVATA

Un sostegno che resta "forte" e "inalterato" - per usare le parole del ministro Guido Crosetto -, con un nuovo invio di armi per difendersi dall'invasore russo. L'Italia conferma il proprio appoggio all'Ucraina, ma il voto in Parlamento mette in risalto le divisioni all'interno del Pd. Davanti alla risoluzione della maggioranza, una larga parte dei deputati dem si astiene, mentre in tre decidono di votare a favore. Tra loro c'è anche l'ex ministro della Difesa, Lorenzo Guerini. Ai giornalisti in Transatlantico giustificherà quel sì con una "questione di coerenza". Con lui ci sono le colleghe Marianna Madia e Lia Quartapelle, quest'ultima responsabile Esteri del partito con Enrico Letta segretario.

Stessa scena al Senato, dove a votare con il centrodestra sono in sei. La giornata politica si apre di buon mattino con la relazione di Crosetto alla Camera. Un discorso di poco più di venti minuti per analizzare e sostenere il nuovo decreto, approvato dal consiglio dei ministri a dicembre, con il quale si dà il via libera all'ottavo pacchetto di invio di armi a Kiev. "Il nostro sostegno all'Ucraina resta forte e inalterato", dice in apertura, ricordando "la gravità della situazione e la minaccia che essa pone all'ordine e alla stabilità europea e globale". "La strada da percorrere al fianco dell'Ucraina è ancora lunga - sottolinea -, ma sarebbe un errore strategico e politico drammatico fare un passo indietro ora. Il nostro sostegno deve continuare finché non cesseranno gli attacchi dei russi". Parole che suonano come l'ennesimo attestato di vicinanza al presidente Volodymyr Zelensky che oggi ha invitato l'Occidente a evitare esitazioni che potrebbero incoraggiare Vladimir Putin. Crosetto ribadisce poi che "anche questo ottavo pacchetto di aiuti militari è costituito da equipaggiamenti e sistemi d'arma volti a rafforzare solo e soltanto le capacità difensive delle forze armate ucraine". Ma, nel suo discorso in Aula, il ministro della Difesa rilancia anche l'idea di cominciare a percorrere seriamente la strada per una "incisiva azione diplomatica".

Crosetto rileva spiragli di aperture da entrambe le parti in causa e invita l'Unione Europea a "creare le condizioni per avviare interlocuzioni con Mosca nella piena consapevolezza che quello in Ucraina è un conflitto sul territorio europeo". Da Berlino il governo tedesco, però, fa sapere di ritenere che "sia sempre l'Ucraina a dover decidere quando è pronta a entrare in colloqui" e "in base ai nostri colloqui con la parte ucraina non possiamo attualmente riconoscere questa disponibilità". "Per ogni trattativa di pace - puntualizza Crosetto alla Camera - non possiamo che partire da un presupposto: nella guerra tra Russia e Ucraina esiste un aggredito e un aggressore, esiste una nazione che ogni giorno bombarda obiettivi militari e civili di un'altra nazione. Ogni possibile trattativa di pace non può che partire da qui". E a chi - come il Movimento 5 Stelle, che ha presentato una risoluzione contro il nuovo invio di armi - esprime dubbi sull'appoggio armato al governo di Kiev, Crosetto replica che "questi aiuti militari sono stati il modo con cui noi abbiamo contribuito, a spese nostre, a salvare decine di migliaia di vite e di civili ucraini". La relazione del ministro convince l'Aula che voterà poi a larga maggioranza la risoluzione del centrodestra. Il Partito Democratico opta per la via dell'astensione, contrariamente a quanto fatto in passato quando votò a favore. Tre deputati, però, decidono di sostenere la risoluzione del centrodestra evidenziando di fatto palesi divisioni interne. Divisioni che, poi, si amplificheranno a palazzo Madama dove sei senatori dem votano, in dissenso con il proprio gruppo, a favore della risoluzione proposta dalle forze di maggioranza.

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