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Meloni al summit di Parigi. Salvini: 'Aiutiamo Trump'

Meloni al summit di Parigi. Salvini: 'Aiutiamo Trump'

La cautela sull'ipotesi cinese. Politica estera agita gli alleati

ROMA, 22 marzo 2025, 21:01

di Paolo Cappelleri

ANSACheck
- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Questa volta le riflessioni sono durate solo un paio di giorni, a differenza di una settimana fa, quando Giorgia Meloni ha deciso poche ore prima di partecipare alla videocall dei 'volenterosi' convocata da Londra.

Il prossimo summit, organizzato da Emmanuel Macron giovedì a Parigi, è entrato così nell'agenda della premier, come "riunione sulla pace e la sicurezza dell'Ucraina". E al momento resta all'insegna della cautela la posizione italiana. Sia perché lo scenario è in rapida evoluzione, da ultimo con l'ipotesi dell'adesione della Cina alla coalizione. Sia perché gli equilibri interni al governo restano delicati, soprattutto per l'attivismo di Matteo Salvini che frena su riarmo e invio di militari.

È l'azione di Donald Trump la chiave che ricorre nei discorsi del vicepremier. "In due mesi sta facendo più per la pace di quello che altri hanno fatto in anni. Dobbiamo stare vicini a questo rinnovato clima di disarmo e pacificazione, bisogna aiutare, accompagnare questo benedetto processo di pace, senza parlare di carri armati o 800 miliardi...", chiarisce Salvini in videocollegamento con la Scuola di formazione politica del suo partito, prima di liquidare come "surreali" le ricostruzioni dell'irritazione di Meloni per l'iniziativa solitaria della telefonata con il vicepresidente JD Vance: "Gli Usa - spiega il ministro dei Trasporti - hanno un piano da mille miliardi di dollari di investimenti sulla rete ferroviaria e stradale, ho il dovere di fare l'interesse nazionale italiano". Nessuna "guerra", assicura, "a chi fa più telefonate negli Stati Uniti". Da Palazzo Chigi, però, non arrivano smentite.

E Antonio Tajani ribadisce che "la politica estera la fa il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri: il resto sono iniziative legittime personali". Ancora più gelido verso la Lega è Manfred Weber, leader del Ppe, la famiglia europea di FI: "Preoccupa che Salvini e gli altri patrioti ammirino Trump, perché Trump ora vuole imporre i dazi contro i prodotti europei. Bisogna smettere di seguire i populisti" sulla questione del riarmo, "poiché l'Italia - avendo una industria della difesa molto forte - potrebbe fare molto profitto".

La strategia di Meloni finora è stata all'insegna della cautela e di un complesso equilibrismo fra Bruxelles e Washington, tanto sul dossier ucraino quanto sui dazi. In attesa della visita alla Casa Bianca, la rapidità con cui gli scenari internazionali mutano avvicina il momento di mosse delicate. In vista del summit di Parigi, le diplomazie italiane sono al lavoro per inquadrare la portata dell'ipotesi di un ingresso di Pechino nella coalizione dei volenterosi, e capire la posizione degli alleati, Usa in primis.

Ma anche per decriptare un eventuale messaggio dietro la mossa cinese, nell'intricata partita geopolitica che si gioca sull'Ucraina. Tra l'altro, il presidente del Senato Ignazio La Russa nelle prossime sta per iniziare una missione in Cina, dove incontrerà anche il vicepresidente della Repubblica Popolare, Han Zheng, tre mesi fa fra gli ospiti della cerimonia di insediamento di Trump. In linea di principio un coinvolgimento cinese non sarebbe negativo, si ragiona in ambienti di governo, ma gli interrogativi sono tali e tanti che non consentono ora valutazioni concrete.

Di certo per Roma è positivo che non si parli più solo di una forza europea di interposizione in Ucraina. Il ministro della Difesa Guido Crosetto si è detto "contento", perché "dopo solo tre mesi che lo dico in ogni sede hanno preso atto che l'unica soluzione possibile sia l'Onu o comunque una forza multinazionale". Il che, ha chiarito, "non significa missione Onu in senso stretto, ma anche solo sotto 'l'egida' dell'Onu. Possono apparire sofismi da diplomatici, non lo sono". Non è escluso un vertice fra Meloni, Tajani e Salvini nei prossimi giorni, in vista del summit a Parigi. Alla premier, è il ragionamento che circola fra i leghisti, "chiediamo di rispettare la risoluzione votata in Parlamento, e l'invio di truppe non è all'ordine del giorno". 

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