ROMA - L'Italia è il paese leader dell'Unione europea sulle politiche relative all'applicazione del 'Green Public Procurement', ossia l'insieme di norme europee sugli appalti pubblici 'verdi'. A riscontrarlo è uno studio dal titolo "L'economia circolare nelle politiche pubbliche. Il ruolo della certificazione" realizzato dall'Istituto di Management della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa in collaborazione con Accredia e presentato oggi a Roma in occasione dell'assemblea dell'ente unico nazionale di accreditamento.
Ad aprire i lavori è stato il presidente di Accredia Giuseppe Rossi, l'indagine è stata presentata dal professor Marco Frey della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa e alla tavola rotonda hanno partecipato anche Raffaele Tiscar capo di gabinetto del ministero dell'Ambiente, Lidia Capparelli responsabile Green Public Procurement di Consip, Walter Facciotto direttore generale Conai e Umberto Chiminazzo rappresentante degli organismi di certificazione accreditati. Infine, Riccardo Pianesani amministratore delegato del gruppo Ilpa, Adriana Santanocito amministratore delegato Orange Fiber e Stefano Saviola consigliere delegato del Gruppo Saviola hanno portato all'attenzione della platea le esperienze vissute dalle loro aziende nell'ambito dell'economia circolare.
Il vero tratto distintivo del nostro paese - primo in Europa e terzo al mondo dopo Cina e Giappone per numero di aziende certificate sotto accreditamento nei sistemi di gestione ambientale (oltre 22.000) - "è l'aver reso obbligatorio, all'interno dei bandi di gara, il richiamo ai criteri ambientali minimi per quelle categorie di forniture e affidamenti di servizi e lavori coperte dai decreti del ministero dell'Ambiente", si legge nello studio. "La Cina ha cominciato a concentrarsi sull'economia circolare molto prima di noi, il Giappone è il caso internazionale più avanzato, gli Usa hanno una grande esperienza, ma risentono molto dei cambiamenti politici", ha illustrato il professor Frey sottolineando che l'Italia invece in questo settore "è leader grazie all'obbligatorietà del Gpp, molti paesi europei infatti ci prendono come modello visto che questa nostra scelta ha messo in moto un'accelerazione. Quello dell'economia circolare, secondo il capo di gabinetto del ministero dell'Ambiente Raffaele Tiscar, "è un cambiamento di paradigma radicale, che però ancora non comprende due aspetti: il tempo e lo spazio". Nel prossimo futuro, "il tema sarà estrarre dai rifiuti materiali che hanno le potenzialità per diventare protagonisti di una nuova filiera di consumi", ha concluso Tiscar. In rappresentanza di Consip, Lidia Capparelli come responsabile del Green Public Procurement ha fatto notare che dal 2014 al 2017 "l'erogato per prodotti e servizi 'green' è stato di circa 13,2 miliardi di euro". Un risultato "della Consip ma soprattutto di sistema, inoltre questo settore si caratterizza anche per pochissimo contenzioso", ha aggiunto Capparelli sottolineando che sarebbe utile creare uno schema di certificazione su specifiche tecniche "per ottenere una forma semplificata di verifica magari fatta proprio dai soggetti che già oggi hanno questa capacità". L'economia circolare, improntata sulla gestione più efficiente delle risorse, sulla riduzione degli sprechi e sul riutilizzo, "è un percorso inevitabile per lo sviluppo di lungo periodo. Per questo, l'attenzione del legislatore europeo è diventata alta in questi anni, con continui interventi, fino a quello di pochi giorni fa, con il nuovo Pacchetto sull'economia circolare". Ha commentato il presidente di Accredia, Giuseppe Rossi, aggiungendo che su questi temi, "abbiamo con piacere registrato i grandi passi in avanti compiuti dall'Italia che, nell'applicazione delle norme e dei principi sugli appalti pubblici verdi, è ormai un Paese di riferimento" e che la decisione europea di ricorrere alle certificazioni accreditate per verificare le caratteristiche dei materiali e dei prodotti, così come la conformità del servizio offerto ai requisiti previsti: "è vincente".
Questa scelta infatti - ha spiegato Rossi - permette di semplificare i compiti delle stazioni appaltanti, che si affidano alle attività di verifica di organismi di certificazione e laboratori qualificati da Accredia che, attraverso una valutazione terza e indipendente sulla competenza degli stessi, rende le valutazioni di conformità da essi rilasciate uno strumento utile per il raggiungimento degli obiettivi di politica ambientale.
Affinché però il ricorso alle valutazioni di conformità sia realmente efficace e funzionale nelle scelte di acquisto della P.a. - ha proseguito Rossi - "è necessario che il riferimento alle stesse sia fatto in maniera corretta e appropriata. Per accrescere la competenza tecnica delle stazioni appaltanti, Accredia sta lavorando insieme ad Anac, Conferenza delle Regioni e Consip, per sviluppare attività di formazione ad hoc. Abbiamo definito linee guida per migliorare l'applicazione delle valutazioni di conformità nei bandi di gara, così come abbiamo messo a disposizione le nostre banche dati per dare tutte le informazioni possibili relative a questo mercato, che in Italia vale circa 2 miliardi di euro", ha concluso il numero uno di Accredia.
Le valutazioni di conformità "forniscono una garanzia al mercato rispetto alle aziende che erogano i servizi ma anche rispetto a servizi e prodotti stessi". A dirlo è Umberto Chiminazzo, rappresentante degli organismi di certificazione accreditati, spiegando che questi strumenti permettono alle aziende che li utilizzano di semplificare alcune procedure di gara, proprio grazie alla dimostrazione di possesso dei requisiti certificati. "C'è poi anche un vantaggio economico, la partecipazione alle gare richiede infatti delle fideiussioni e le certificazioni danno la possibilità di ridurle in maniera significativa", ha aggiunto Chiminazzo elencando i vantaggi delle valutazioni di conformità.
In collaborazione con:
Accredia