VERONA - "A causa delle sanzioni ci sono 32 miliardi di euro di commesse italiane in stand-by; in molti casi si tratta di contratti già firmati anche dai partner russi. Nonostante la congiuntura geopolitica l'area eurasiatica è più strategica che mai per l'industria e le Pmi italiane". Lo ha detto, alla vigilia del 5/mo Forum Eurasiatico in programma domani e il 21 ottobre a Verona, il presidente dell'Associazione 'Conoscere Eurasia', nonchè di Banca Intesa-Russia, Antonio Fallico. "Si parla tanto delle contro-sanzioni relative ai prodotti dell'agricoltura, che sino a ora hanno generato una perdita commerciale di circa 800 milioni di euro - ha aggiunto Fallico -, ma troppo poco delle ripercussioni sulle forniture di tecnologia sofisticata: qui il danno supera largamente i 10 miliardi di euro".
Il quadro che si presenta nei primi sette mesi 2016 è quello di uno scenario commerciale ancora difficile per le esportazioni italiane nella Unione economica Eurasiatica (Ueea). Si registra infatti un ulteriore calo - ma più contenuto - nell'export verso la Russia (-7,2%), ma vi sono anche anche alcune eccezioni, come la crescita del made in Italy verso il Kazakistan (+65,8%). Giù in doppia cifra le vendite in Bielorussia (-23,1) e Armenia (-10,5%); stabile il Kirghizistan, per un valore complessivo del nostro export che da gennaio a luglio ha chiuso a 4,54 mld di euro, in terreno leggermente negativo (-2,2%) sullo stesso periodo del 2015.
Una vasta area con interessi economici e commerciali e opportunità di scambio con molte realtà del nostro paese: "Uno spazio comune - ha spiegato Fallico - con il quale cominciano ad essere sottoscritti accordi con Israele, da parte dell'India, naturalmente da parte della Cina, do molti paesi. Sono una cinquantina che hanno chiesto di sottoscrivere l'accordo, non per essere membri ma per partercipare ad un accordo bilaterale per gli scambi".
"Il nostro forum - ha sottilineato - non vuole essee un'iniziativa di accademici. Ci vorremmo contraddistinguere cercando di mettere sul piatto i progetti concreti di sviluppo, gli investimenti che si fanno in quell'area, delineando alcune banche che finanziano già questi progetti e invitando altri istituti per attrarle a finanziare questi progetti". "In più - ha continuato - ci sono le aziende, che sicuramente devono fare la loro parte per intercettare questi contratti. Insomma parliamo concretamente degli investimenti infrastrutturali che Russia, Ueea e Cina faranno nei prossimi 15 anni. Sono illustrati chiaramente, quando si partirà, quali sono finanziati e quali no".
In collaborazione con:
Forum Eurasiatico