UDINE - Il rapporto, ''ancora impreciso e fragile, ma comunque cruciale'', tra Cittadinanza globale e Alta formazione sarà il tema di uno dei quattro tavoli di lavoro del G7 Università, in programma a Udine dal 29 al 30 giugno, per la regia della Crui, Conferenza nazionale dei rettori degli atenei italiani, organizzato in collaborazione con Regione FVG, Fondazione Friuli, Università di Udine e Ministero dell'istruzione, università e ricerca. L'iniziativa, che vedrà la partecipazione di oltre 150 fra rettori, professori e studenti delle università dei Paesi del G7, rientra nel festival italiano dei saperi e dell'alta formazione ''Conoscenza in festa''.
''La cittadinanza si articola in tre dimensioni fondamentali: politica, legale, socio-culturale - ha spiegato il coordinatore del tavolo, Fabio Rugge, rettore dell'Università di Pavia, nel documento preparatorio alla discussione -; tuttavia, dati i cambiamenti epocali sopravvenuti negli ultimi decenni, queste tre dimensioni hanno assunto un'ampiezza transnazionale e globale. E anche l'alta formazione - ha proseguito il coordinatore -, che da sempre ha giocato un ruolo decisivo nella costruzione degli stati nazionali, nell'arco del 19 e 20 secolo, può altresì essere considerata oggi come il più efficace fattore di sviluppo della cittadinanza globale''. ''Anche dal punto di vista storico, infatti, le università, sono nate ed erano largamente presenti in Europa molto prima della formazione degli stati nazionale - ha evidenziato Rugge - ed avevano un'essenza cosmopolita, godendo di privilegi e immunità rispetto ai poteri territoriali''.
Secondo il rettore di Pavia, attualmente l'istruzione universitaria può contribuire in modo sostanziale alla costruzione di una cittadinanza globale, attraverso ''la mobilità internazionale degli studenti, le reti nazionale e internazionale di qualificazione (Qfs), la presenza ovunque di un numero crescente di programmi e corsi sul tema della globalizzazione e dell'internazionalizzazione, le reti tra le università''.
Il tavolo del G7 si soffermerà su luci e ombre di questo processo. ''Tra le ombre - ha segnalato Rugge -, il rischio di 'omologazione', il fatto che certi schemi internazionali possano essere asserviti a interessi economici, oppure l'eventualità che un Paese dominante eserciti la sua influenza sugli altri''.
In conclusione, benché ''la teoria e la pratica della Cittadinanza globale siano ancora imprecise e fragili - ha fatto presente il coordinatore -, niente di simile a ciò che chiamiamo oggi cittadinanza globale potrà diventare una sostanziale caratteristica del paesaggio istituzionale e intellettuale del pianeta senza un decisivo contributo delle università del mondo intero''.
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