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G7 Università: alta formazione, da quantità a qualità

Atenei e sviluppo economico al terzo tavolo di lavoro a Udine

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UDINE - Dall'eccesso di laureati creato da un'offerta di alta formazione che non ha saputo tenere il passo con la domanda del mercato del lavoro, fino alla 'fuga dei cervelli' determinata da una mancata corrispondenza tra i Paesi che investono nell'università e quelli che ne traggono effettivo vantaggio. Questi alcuni dei temi chiave del terzo tavolo di lavoro -''Università e sviluppo economico'' - nell'ambito del G7 Università, in calendario a Udine dal 29 al 30 giugno, per la regia della Crui in collaborazione con Regione Fvg, Fondazione Friuli, Ateneo di Udine e Ministero dell'Istruzione, università e ricerca.
L'iniziativa, che vedrà la partecipazione di oltre 150 fra rettori, professori e studenti delle università dei Paesi del G7, rientra nel festival italiano dei saperi e dell'alta formazione ''Conoscenza in festa''. Il terzo sui quattro tavoli in programma affronterà l'argomento a partire dalla seguente domanda: ''Analizzando le politiche per aumentare la popolazione laureata, quale importanza hanno le tasse di iscrizione?''.
Nel documento preparatorio, predisposto dai coordinatori Mattia Cattaneo, Michele Meoli e Stefano Paleari dell'Università di Bergamo, si sottolinea l'esigenza di approfondire il variabile rapporto esistente tra ''il livello dell'investimento pubblico e il numero di cittadini laureati. Un nuovo modello concettuale - scrivono i ricercatori - può essere utile per comprendere meglio quali siano le condizioni esterne da tenere necessariamente presenti quando un governo pianifica una politica volta ad aumentare la popolazione laureata''.
''Basarsi sull'applicazione 'astratta' di un modello ricavato solo dai risultati quantitativi ottenuti in un singolo Paese - hanno continuato i relatori - è una soluzione troppo semplicistica se i fattori contingenti non vengono tenuti in adeguata considerazione''.
Per stimolare ulteriori riflessioni al G7 Università, gli estensori del documento provvisorio hanno segnalato che ''mentre il nostro modello concettuale si focalizza sulla quantità di popolazione laureata, per le nostre economie basate sulla conoscenza diventa invece sempre più importante il passaggio dalla quantità alla qualità. Su questo orizzonte - hanno concluso - si apriranno i futuri orientamenti della ricerca''.

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