L'onda della rivolta e' arrivata anche nel piccolo sultanato dell'Oman dove le manifestazioni si verificano di rado e i partiti politici sono vietati.
Il 22 aprile circa 3.000 dimostranti sono scesi in piazza dopo la preghiera del venerdi' nella citta' portuale di Salalah, nel sud dell'Oman, dando vita a una delle piu' grandi manifestazioni anti-governative dopo gli sporadici disordini scoppiati nel sultanato nei mesi scorsi. Invece di guidare la preghiera settimanale in una moschea, un predicatore l'ha pronunciata in un parcheggio di fronte alla sede del governatorato, dove si erano radunati circa 3.000 fedeli. I dimostranti hanno quindi marciato nelle strade. ''Il popolo omanita non ha paura di manifestare per tutto il tempo necessario ad ottenere riforme, innanzitutto per spedire in tribunale i funzionari governativi che hanno sottratto beni pubblici per anni'', ha detto la guida della preghiera, Amer Hargan. Dal febbraio scorso si svolgono in Oman dimostrazioni per chiedere salari piu' alti, piu' posti di lavoro e la fine della corruzione. Il sultano Qabus bin Said, un alleato degli Usa che governa il paese da 40 anni, ha promesso domenica scorsa un pacchetto di provvedimenti per 2,6 miliardi di dollari.
La loro protesta da' voce ad un misto di richieste politiche ed economiche, come l'allontanamento dei ministri corrotti, l'abolizione di alcune tasse, ma soprattutto una maggiore distribuzione dei proventi del petrolio e di porre mano all'elevato tasso di disoccupazione, che molti attribuiscono alla forte presenza di lavoratori stranieri, che costituiscono il 20% di una popolazione di soli tre milioni. Nel timore che salga la tensione come nel vicino Yemen e sull'esempio di altri Paesi del mondo arabo, il sultano Qabus, immobile al trono da 40 anni, dal quale esercita un potere assoluto, senza partiti politici - tutti fuorilegge - ha fatto alcune concessioni, di carattere socio-economico. Ha promesso un sussidio di 150 rial (390 dollari circa) mensili ai disoccupati e un incremento di 50.000 posti di lavoro nel pubblico impiego, non escludendo neanche delle aperture di tipo costituzionale, come la concessione di maggiori poteri al parlamento, che ha ora solo funzioni consultive.
Il 13 marzo il sultano Qabus ben Said dell'Oman - al potere da oltre quarant'anni - ha deciso di cedere poteri legislativi a un consiglio consultivo, dopo che anche nell'Oman si sono svolte diverse manifestazioni per chiedere riforme politiche, con un crescente malcontento sociale sullo sfondo. Con un decreto pubblicato dall'agenzia ufficiale Ona, il sultano ha ordinato di conferire ''i poteri legislativi e quelli di controllo'' dell'azione di governo al ''Consiglio d'Oman'', formato da un Consiglio Consultivo (Shura), eletto, di 83 membri e da un Consiglio di Stato, una sorta di Senato, di 57 membri designati dal sultano. Le due camere hanno un ruolo puramente consultivo presso il governo, che si occupa invece di mettere in pratica la politica generale definita dal sultano. Nello stesso decreto, Qabus ha ciesto a una commissione di presentare entro 30 giorni un emendamento alla Costituzione che consenta di conferire i poteri legislativi all'Assemblea consultiva. Il sultano ha inoltre ordinato forti aumenti delle pensioni, tra il 50 e il 100%, secondo la Ona. Nei giorni scorsi, Qabus ha effettuato un ampio rimpasto di governo, dopo aver rimosso due ministri, considerati ''corrotti''