di Alessandra Magliaro
Operai, metalmeccanici, referendum sul divorzio e sull'aborto, don Camillo e Peppone, il congresso del Pcus a Mosca, 'unità nella diversità', la Fgci, Macaluso e Moro e poi le folle sterminate a Piazza San Giovanni a Roma: spezzoni di un'Italia di 30 anni fa ma l'effetto è quello di un film dell'epoca del muto.
Quando c'era Berlinguer è l'esordio di Walter Veltroni alla regia, sarà in sala in 60 copie distribuito dalla Bim dal 27 marzo e poi su Sky a giugno in prima tv in occasione dell'anniversario della morte a Padova, durante un comizio l'11 giugno 1984.
L'ex segretario nazionale del Pd, con la passione per il cinema, ha realizzato un omaggio che è politico certamente, fin dal titolo, ma anche personale. Dentro, si capisce sin dalle prime persino commoventi immagini, c'è la vita di un ragazzo trascinato alla politica e al partito comunista da un leader carismatico e innovativo, libero, che ha affascinato alla fine degli anni '50 e poi almeno fino al '76 con la vittoria storica del Pci, milioni di italiani.
Nei filmini d'epoca c'è un Veltroni giovanissimo catturato da Enrico Berlinguer: lo applaude in piazza ed è l'inizio di una lunga storia d'amore. Il film, vuole raccontare, dice Veltroni, cosa è stato quel periodo. O meglio ricordarlo a chi lo ha vissuto da protagonista o da avversario o da semplice spettatore. L'ideale sarebbe provare ad interessare i giovani che di quell'Italia, forse per pudore, non parlano più neppure i padri. Non vuole Veltroni che parli all'oggi, almeno così ha dichiarato, che si presti il suo film ai paralleli su dove siamo arrivati: la politica oggi è tutta un'altra cosa e il paragone sarebbe devastante.
Quando c'era Berlinguer ricostruisce con i filmini privati dell'autore, le immagini dei telegiornali, quelle - le più archeologiche di tutti - delle Tribune Politiche e attraverso le interviste al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (che giovedì all'auditorium è atteso all'anteprima a inviti di Sky), alla figlia Bianca Berlinguer (che racconta tra l'altro dello 'strano' incidente del padre in Bulgaria), al fondatore delle Br Alberto Franceschini, al capo scorta Alberto Menichelli, a Scalfari, a Jovanotti, all'operaio Silvio Finesso del suo ultimo giorno a Padova, la biografia personale e politica di Berlinguer.
Racconta l'uomo, che intervistato a Mixer da Minoli, ci tiene che non passi per triste ''perchè io non lo sono affatto'', coraggioso nei suoi no all'Urss dei blocchi militari, timido quando la folla lo acclamava. Veltroni gli riconosce soprattutto il merito postumo di aver posto le radici affinchè il Pci germinasse altro, la sinistra riformista e di governo.
''Ai diciottenni di oggi alle loro difficoltà di legare i fili della memoria e alla loro energia e voglia di sognare e cambiare è dedicato questo film'', dice Veltroni che vede riflesso se stesso giovane idealista di allora. ''Ho voluto raccontare soprattutto - spiega - i 10 anni che separano la magica notte del Maggio '74 in cui prevalsero i No nel referendum sul divorzio e quella sera di Padova all'ultimo comizio. Due italie diverse, separate dal rapimento Moro''. Toni Servillo dà la voce a Berlinguer, Sergio Rubini doppia Pier Paolo Pasolini che negli Scritti Corsari parlava di quell'Italia in cui Berlinguer poneva la questione morale, l'etica accanto alla parola politica, o meglio 'comunista'. Il film realizzato da Carlo Degli Esposti di Palomar è prodotto da Sky.
''E' una testimonianza dell'attenzione e della sensibilità che Sky Italia dimostra nei confronti del proprio Paese - ha dichiarato Andrea Zappia, Amministratore Delegato di Sky Italia - Questa produzione è il primo di una serie di progetti che dedicheremo ad alcuni fra i principali, e a volte più discussi, protagonisti della nostra storia e della nostra cultura''.