Come la vita, così anche la morte per Giorgio Faletti è stata fuori da un evidente destino. Perché lui per primo – come hanno ricordato in chiesa le persone a lui più care – non si sarebbe mai aspettato una partecipazione tanto collettiva e commossa per i suoi funerali.
Anzi. Lui, che non amava i funerali, era solito liquidarli con questa battuta: "Se ce la faccio, non vado nemmeno al mio". Invece tutta Asti e non solo ha voluto essere presente per il suo ultimo saluto. A migliaia sono sfilati prima nel foyer del Teatro Alfieri, dove era stata allestita la camera ardente; poi una folla di almeno cinquemila persone si è raccolta all'interno e all'esterno della vicina chiesa della Collegiata, dove il parroco, Don Giuseppe Gallo, ha celebrato la cerimonia funebre. Ricordando che Giorgio Faletti era un "piccolo credente", come gli ripeteva quando lo incontrava per Asti. "La mia vita – scrisse sulla rivista cattolica Vita e Pensiero – è stata costellata di cose che non avrei dovuto fare, ma che in realtà mi sono ritrovato a fare. Ora sono in attesa di chiarirmi le idee sull'al di là".
Comico, attore, cantante, scrittore. Senza essere stato destinato a niente di tutto ciò, ma continuando per scelta a restare fuori dal suo evidente destino. "Era il suo modo di incontrare la vita, e l'ha cantata a modo suo, senza mai farsi condizionare da nessuno" ha detto don Gallo. Forse è per questo che tutta Asti ha voluto partecipare ai suoi funerali.
Anche Paolo Conte era presente in piazza San Secondo. Perché lui "seminava speranza". Lo ha fatto - letteralmente - fino all'ultimo respiro. L'assessore alla Cultura di Asti e intimo amico di Faletti, Angelo Cotto, ha raccontato in chiesa che la notte in cui è mancato, alle Molinette di Torino, gli erano intorno le persone più care.
"Respirava affannosamente. Allora Roberta si è coricata accanto a lui e il suo respiro di colpo è tornato calmo. Era quello che voleva. Voleva andarsene così. Non con un respiro da sconfitto, ma al meglio della sua residua capacità di vita, guardando negli occhi l'ultima sfida". Le aveva sempre affrontate tutte allo stesso modo, le sfide: guardandole negli occhi con ironia "e con una divorante curiosità".
"Lo ha fatto anche con il suo tumore. Lo ha preso in giro fino all'ultimo, non è scappato - ha concluso Cotto -. Caro Giorgio, se ci sei, aspettaci. E se non ci sei, come non detto”. Applausi per Giorgio Faletti da tutta Asti, e non solo. Applausi ad Asti dai tanti personaggi del mondo dello spettacolo che lo hanno conosciuto e amato: da Enrico Beruschi e Ugo Conti, da Franco Mussida (Pfm) a Franco Neri.
"Anche lui era una parte del Derby – ha ricordato Beruschi, riferendosi al celebre locale di Milano dove Faletti fece i primi passi con Jannacci, Teocoli, Abatantuono, Boldi –. Ma rispetto a noi lui era molto di più". "Era un uomo intelligentissimo e spiritosissimo" ha detto Paolo Conte. "E scriveva 'da dio'. Mi mancheranno i suoi libri".
Se ne è andato a 63 anni dopo aver scritto per Angelo Branduardi l'ultima canzone, "Confesso che ho vissuto", risuonata tra le volte della Collegiata e applaudita al termine per oltre cinque minuti. "Forse sarà così, non avrò neppure il tempo di invecchiare - ha cantato la voce di Giorgio Faletti tra la commozione di cinquemila astigiani, e non solo -. Ma non lo posso sapere. Andrò verso la notte col passo calmo del seminatore. Se devo consegnarmi a un Dio, lo strappo al velo di un addio. Però confesso che ho vissuto".