Un'edizione in rosa, in quanto a ruoli femminili e con temi difficili, di identità sessuale e politica. Insomma il Festival di Berlino (5-15 febbraio) non si smentisce e mette in campo con disinvoltura argomenti forti e registi come Herzog, Malick, Larraín, Wenders, Jacquot, Panahi. E, con ancora più grande distacco per un festival che non si cura troppo del glamour (FOTO), star come Juliette Binoche, Nicole Kidman, Natalie Portman, Robert Pattinson, Helen Mirren, James Franco, Cate Blanchett e Charlotte Rampling con 45 Years (VAI). Infine, per i cinefili di tutto il mondo, si annuncia anche la presenza dell'ombroso e filosofico Terrence Malick che, come si sa, non si concede mai al pubblico.
E che ci siano ''donne forti in situazioni estreme'', come ha detto il direttore Dieter Kosslick in conferenza stampa, lo si vede già in apertura con NESSUNO VUOLE LA NOTTE (VAI) della regista catalana Isabel Coixet con Juliette Binoche che interpreta una moglie piena di coraggio che si mette alla ricerca del marito in Antartide.
Stesso discorso il giorno dopo con Nicole Kidman nei panni di Gertrude Bell archeologa, politica, scrittrice ed agente segreta britannica nel film di Werner Herzog QUEEN OF THE DESERT (VAI).
C'è poi Benoit Jacquot con un film tutto al femminile ovvero la riproposizione di JOURNAL D'UNE FEMME DE CHAMBRE (VAI), tratto dall'omonimo romanzo d'Octave Mirbeau con protagonista Léa Seydoux nel ruolo che fu di Jeanne Moreau.
Da segnalare in concorso KNIGHT OF CUPS (VAI) di Malick impegnato, almeno sulla carta, con la simbologia dei Tarocchi; Pablo Larraín con THE CLUB sugli abusi nella chiesa (''I preti cattolici devono esser tolti dalla circolazione e questo film se ne occupa. Speriamo che il Papa si faccia vivo e strigli questi giovanotti'' così commenta Kosslick) e, tra i film più attesi, c'è ovviamente quello di Jafar Panahi, TAXI (VAI). Ovvero il regista, perseguitato dal regime, mette mano al suo terzo film clandestino, interpretando un tassista che conversa con i suoi clienti di tutte le età per la vie di Teheran. Tutto ovviamente ricostruito in uno studio mobile.
Tra i film più in odor di scandalo c'è quello di Guzman IL BOTTONE DI MADREPERLA che parla invece degli indigeni in Cile durante la dittatura Pinochet e ancora la morbosità patinata di 50 SFUMATURE DI GRIGIO l'adattamento cinematografico del bestseller diventato un fenomeno globale..
Fuori concorso, CINDERELLA di Kenneth Branagh; MR. HOLMES (VAI) di Bill Condon; ELSER di Oliver Hirschbiegel e EVERY THING WILL BE FINE di Wim Wenders. A quest'ultimo sara' dedicata una rassegna di suoi film e gli sara' conferito un Orso d'oro alla carriera.
La giuria e' presieduta dal regista americano Darren Aronofsky (Leone d'oro nel 2008 con The Wrestler). Fra gli altri sei giurati anche Martha De Laurentiis, vedova di Dino, l'attrice francese Audrey Tautou e il tedesco Daniel Bruehl, shooting star nel 2003 con Good Bye Lenin. (FOTO)
E L'Italia (VAI)? È in corsa col film esordio di Laura Bispuri, VERGINE GIURATA con Alba Rohrwacher. Vale a dire la storia di una ragazza albanese come tante che preferisce sottostare a una prassi tribale pur di avere una libertà impossibile per una donna. Giura castità e di rendersi immune ad ogni giuramento prendendo identità e aspetto di uomo in cambio degli stessi diritti. Francesco Rosi, infine, sarà ricordato con la proiezione di UOMINI CONTRO.
Tre i film tedeschi in concorso: oltre Herzog, Andreas Dresen con Quando sognavamo e Sebastian Schipper con Victoria. Torna l'iraniano condannato dal regime, Jafar Panahi, con Taxi. Inoltre il film russo Under electric clouds di Alexei German, il polacco Body di Malgorzata Szumowska, il vietnamita I nostri giorni di sole di Di han Dang, il cinese Gone with the bullets di Wen Jiang, il romeno Aferim di Radu Jude, il giapponese Chasuke's journey di Sabu, due film cileni e per la prima volta un film dal Guatemala, Yxcanul Volcano (VAI) di Jayro Bustamante.