Euroscettici all'attacco, David Cameron in difesa. Non restano che due settimane di campagna referendaria prima del voto che il 23 giugno deciderà del destino europeo della Gran Bretagna e la sfida è ormai senza esclusione di colpi: sull'economia come sull'immigrazione, nelle piazze come in tv. Deciso a evitare imbarazzanti scontri diretti con i colleghi di partito e di governo schierati contro di lui a favore della Brexit, il primo ministro conservatore non ha potuto evitare tuttavia un primo faccia a faccia televisivo vero: ad attenderlo al varco, Nigel Farage, leader di quell'Ukip che da anni invoca l'addio a Bruxelles e che in qualche modo lo ha indotto - per calcoli di politica interna - a piegarsi nei mesi scorsi all'azzardo del referendum dentro o fuori. Sospinto dal vento di alcuni sondaggi tornati a spirare in favore della flottiglia di Vote Leave, o quanto meno a indicare un possibile epilogo 'too close to call', Farage mostra di crederci. Al duello ospitato dagli schermi di Itv, nel giorno in cui si chiudono le registrazioni per le liste degli elettori, si e' presentato in gran spolvero. Annunciato da una manifestazione organizzata a Londra nella 'tana del lupo', di fronte alla Europe House, laddove ha rilanciato i suoi slogan. L'Ue - ha premesso - e' comunque spacciata, nel giro di "30 anni" al massimo.
E la piattaforma europeista di Remain e' lontana "dalla realta' della gente comune", ha tuonato, rigettando le accuse di razzismo rivoltegli trasversalmente dall'arcivescovo anglicano di Canterbury, Justin Welby, e da varie esponenti politiche donne - in testa la baronessa Sayeeda Warsi, ex presidente dei Tory - per aver evocato la paura di molestie sessuali "sull'esempio di Colonia" da parte d'immigrati. Poi, sollecitato a rispondere sui timori delle centinaia di migliaia di italiani che vivono a Londra di fronte all'ipotesi Brexit, ha assicurato sorridente che le porte per loro resteranno aperte, sebbene nel rispetto di quelle quote che un'isola di nuovo "sovrana" vorra' fissare: perche' "gli italiani sono persone meravigliose", ma la Gran Bretagna non puo' garantire lavoro e servizi sociali a "mezzo milione di stranieri in piu' ogni singolo anno". E' d'altronde questo, secondo tutte le indagini, il vero argomento che sorregge la rimonta dei 'brexiters'. E non e' un caso che anche i leader euroscettici provenienti dalle file del Partito Conservatore di Cameron, dall'ex sindaco di Londra Boris Johnson al ministro della Giustizia, Michael Gove, vi martellino quotidianamente. Seguendo ormai le orme di Farage in toni neppure tanto piu' moderati se si guarda alle parole con cui il sottosegretario alla Giustizia, Dominic Raab, braccio destro di Gove, spalleggiato oggi dal Daily Telegraph, ha fatto aleggiare lo spettro di almeno 50 presunti "assassini e stupratori" di altri Paesi europei liberi di circolare al di qua della Manica: grazie al "tappeto rosso steso loro", a suo dire, dalle regole Ue sulla liberta' di movimento delle persone. Denunce ai limiti della fobia, e' la replica degli avversari, che cercano piuttosto di riportare il dibattito sul terreno economico oltre che della sicurezza nazionale. E delle incognite che molti - dalle istituzioni finanziare internazionali alla maggioranza degli accademici, dai governi occidentali alle banche centrali, ultima la Fed Usa - paventano dopo una Brexit. Cameron ha parlato del divorzio come di "un salto nel buio" e di "una bomba piazzata sotto l'economia britannica".
Mentre ha rinfacciato a Farage e agli altri tribuni del 'no' almeno "sei bugie": e' falso - ha elencato - che uscire dall'Unione permetterebbe a Londra di risparmiare 8 miliardi di sterline all'anno; e' falso che la Gran Bretagna sara' costretta a pagare per il salvataggio di Paesi come la Grecia; e' falso che lo sconto accordato a suo tempo da Bruxelles a Margaret Thatcher sia a rischio; e' falso che il regno abbia perso il diritto di veto su futuri trattati europei; e' falso che abbia rinunciato all'opt-out per restare fuori da un esercito comunitario; e' falso che non possa bloccare la revisione del bilancio Ue. Precisazioni opportune, forse. Ma, salvo la prima, tutte difensive e tutte nel solco della narrativa euroscettica.