In Europa, ma solo per quello che le conviene. Gia' guardando alle due grandi crisi che l'Unione affronta da anni, quella dell'euro e quella dei migranti, ci si rende conto di come il Regno Unito le abbia vissute solo ai margini: fuori da Schengen e fuori dall'euro, non gli e' toccata nessuna delle scelte gravose che continuano a pesare sugli altri, sia dal punto di vista economico che da quello sociale. Il Regno Unito non e' l'unico Paese a godere dei cosiddetti 'opt out', cioe' le 'rinunce' alla legislazione Ue, ma e' di certo quello che ne ha ottenuti di piu'. Nella maggior parte dei regolamenti europei c'e' un' 'eccezione' conquistata dalla Gran Bretagna, che e' sempre stato un partner difficile da accontentare. L'Europa 'a' la carte' costruita dai britannici e' cominciata con lo sconto sul bilancio Ue ottenuto dalla Tatcher e potrebbe finire con un 'opt out' dal concetto stesso di Unione europea. Di seguito le principali 'concessioni' di cui gode Londra.
LO SCONTO SUL BILANCIO. "I want my money back" (voglio indietro i miei soldi), disse la lady di ferro Margaret Thatcher durante un vertice europeo nel giugno del 1984, battendo i pugni sul tavolo. A undici anni dall'adesione alla Cee, ottenne cosi' quello 'sconto' sui versamenti al bilancio comunitario che ancora oggi fa rabbia a molti visto che nel 2015 ha fatto risparmiare a Londra piu' di sei miliardi di euro. La Thatcher volle la riduzione del contributo soprattutto perche' la maggior parte del bilancio andava all'agricoltura, settore che ai britannici interessava poco.
MAI NELLA MONETA UNICA. Nel Trattato di Maastricht che ha dato vita all'euro, firmato nel 1992, il 'Protocollo 25' chiarisce che la Gran Bretagna non e' obbligata ad adottare la moneta unica, nemmeno in futuro. Non solo: non e' soggetta ai vincoli su deficit e debito, e decide da se' la politica monetaria. Questo le ha consentito, all'esplodere della crisi, di introdurre il quantitative easing molto prima dell'Eurozona. Si e' chiamata fuori anche dal Fiscal Compact e dall'Unione bancaria, creata nel 2014 per interrompere il circolo vizioso tra banche in crisi e Stati che, per salvarle, vanno in crisi. E tutto per timore di perdere la propria sovranita' nel settore. NO A SCHENGEN E A DECISIONI INTERNI-GIUSTIZIA. Per entrare in Gran Bretagna bisogna esibire un documento d'identita', perche', assieme all'Irlanda, e' rimasto fuori dall'area di libera circolazione delle persone. Inoltre, quando fu siglato il Trattato di Lisbona nel 2007, Londra ottenne l'opt-out sulle decisioni in materia di giustizia e affari interni: tutto quello che decidono i ministri Ue non si applica ai britannici, a meno che non facciano 'opt in' esplicitamente. Non hanno nemmeno firmato la Carta dei diritti fondamentali, per non rischiare che la Corte di Giustizia potesse bocciarle le loro leggi sul lavoro.
SEMPRE PIU' LONTANI DA UE. Nel summit di febbraio scorso, convocato per accontentare Cameron e cercare di evitare la Brexit, Londra ha ottenuto una serie di nuove 'uscite' dalla legislazione comune che entreranno in vigore se al referendum decidera' di restare. Si sfilera' dal concetto di "unione sempre piu' stretta" su cui si fonda la costruzione europea fin dai Trattati di Roma del 1957 e avra' un'autonomia maggiore per banche, assicurazioni e istituzioni finanziarie della City. E le verra' consentito di 'discriminare', in parte, i lavoratori europei che vanno a vivere in UK: potranno accedere ai benefici del welfare solo gradualmente e gli assegni per i figli rimasti in patria saranno indicizzati sul reddito del Paese di residenza.