Meglio prendersi un giorno di riflessione in più piuttosto che dare un incarico frettoloso e poi ricevere le dimissioni il giorno dopo. Si basa anche su questa preoccupazione l'entrata in stand-by del Quirinale che in queste ore si è chiuso in una riflessione riservatissima, all'interno della quale conta molto il vaglio accurato del profilo di Giuseppe Conte. Ma si valuta anche l'impianto generale che c'è dietro la figura del professore di diritto privato proposta da Lega e Movimento Cinque stelle. Perchè, è inutile negarlo, da giorni il Governo Conte è già impacchettato in tutti i suoi dicasteri. Almeno leggendo i giornali. Sergio Mattarella non vuole sentire parlare di liste pre-confezionate e da giorni ricorda alle forze politiche cosa prevede la Costituzione in merito.
Cioè che la lista dei ministri la compila il premier incaricato e poi la porta all'esame del presidente. Soprattutto un nome di questa lista sembra proprio indigeribile al presidente della Repubblica. Parliamo di Paolo Savona stimato economista di lungo corso che in tarda età ha virato su politiche fortemente critiche nei confronti dell'Euro. Nome peraltro oggi riconfermato seccamente dalla Lega. Ovvio che l'impianto generale che sta dietro l'ipotesi Conte sia analizzato con attenzione dal capo dello Stato. Ma se il presidente potrà affrontare il nodo dei ministri più avanti, la scelta di dare l'incarico a Giuseppe Conte non è dilazionabile più di tanto.
Al massimo giovedì il rebus andrà sciolto da Mattarella. Matteo Salvini freme e ricorda che è pronto in ogni momento a tornare al voto con la convinzione di prendere la maggioranza con il centrodestra. Di Maio è più prudente e dialogante ma ormai il dado è tratto: un cambio di cavallo in corsa sarebbe fantascienza. Almeno autonomamente. Ciò detto, il presidente non intende tralasciare alcuna cautela in queste ore che dovrebbero precedere l'assegnazione dell'incarico.
Giuseppe Conte si è presentato sulla scena come un alieno scagliato da mondi lontani nel Colosseo della politica. Misterioso e sconosciuto, ha subito suscitato la diffidenza dei media internazionali e la sorpresa dei vertici europei. Poi oggi la tegola del curriculum che avrebbe fatto sbandare anche un politico dalle spalle ben più larghe. Soprattutto perchè piovuta dall'estero, "sparata" dal prestigioso New York Times. Notizia immediatamente rilanciata in tutto il mondo dove di solito le piccole "imprecisioni" vengono giudicate con maggiore severità che in Italia. Intanto le redazioni si sono messe a caccia di altre eventuali "imprecisioni" del curriculum di Conte. Meglio aspettare ancora un po', si ragiona al Colle.