Il coronavirus, con la pandemia che sta sconvolgendo l'intero Pianeta, ha fatto esplodere in Kosovo la contrapposizione sempre più evidente tra presidente e premier, una scomoda coabitazione che sin dall'inizio era apparsa difficilmente superabile. Il presidente Hashim Thaci ha definito anticostituzionale la decisione del primo ministro Albin Kurti di imporre limitazioni agli spostamenti di persone e veicoli a partire da oggi, sostenendo che ciò può avvenire solo con lo stato di emergenza, una misura che Kurti si è sempre rifiutato di adottare. E ha chiesto alla Corte costituzionale di annullare il provvedimento del governo.
E' l'ultimo, e il più clamoroso, di una serie di scontri fra premier e presidente che hanno contrassegnato in negativo la recente vita politica in Kosovo sin dalla nascita del nuovo governo a inizio febbraio. Thaci e Kurti sono su fronti contrapposti anche sul tema cruciale del dialogo con Belgrado e sul nodo dei dazi doganali anti-serbi che impediscono la ripresa del negoziato. Mentre il premier resta su posizioni rigide, sostenendo che i dazi possono essere eliminati solo su una base di piena reciprocità con la Serbia, il presidente, in linea con l'amministrazione americana, chiede da tempo la loro abolizione totale e incondizionata sia per riprendere il dialogo sia sopratutto per non deteriorare i rapporti cruciali con gli Stati Uniti, l'alleato principale e più importante senza il quale Pristina difficilmente avrebbe raggiunto l'indipendenza nel febbraio 2008. E se la strada del dialogo dovesse riaprirsi, Kurti - su posizioni fortemente anti-serbe - afferma che dovrà essere lui a condurlo e non più il presidente Thaci. Un negoziato al termine del quale, sostiene, Belgrado dovrà necessariamente riconoscere in pieno l'indipendenza del Kosovo, senza ottenere nulla in cambio e pagando i risarcimenti di guerra per il conflitto di fine anni Novanta.