La Conferenza episcopale della Chiesa cattolica brasiliana, così come importanti leader delle principali religioni presenti nel paese sudamericano, hanno annunciato che non daranno retta al governo di Jair Bolsonaro, che ha incluso le attività religiose nella lista dei “servizi essenziali” che possono continuare a funzionare malgrado i divieti imposti a causa dell’epidemia di coronavirus.
In un comunicato, i vescovi brasiliani hanno detto che le chiese cattoliche resteranno attive, ma solo per “preghiere individuali” o “riti celebrati online”, escludendo esplicitamente che strumenti legali possano essere usati per “obbligare le chiese a riaprire, e ancor meno per promuovere qualsiasi tipo di agglomerazione”, in linea con le raccomandazioni dell’Oms e le autorità sanitarie. Il pastore Henrique Vieira, della Chiesa Battista del Sentiero, a Rio de Janeiro, ha respinto da parte sua quello che ha definito la misura “irresponsabile, e segnata da una certa ipocrisia” di Bolsonaro, sottolineando che “il senso dell’amore ma anche il semplice buon senso ci porta ad evitare ogni incontro collettivo in questo momento” e ricordato che nel libro biblico dell’Esodo si racconta che Dio consigliò al suo popolo di restare a casa mentre infliggeva le dieci piaghe all’Egitto.
Michel Schlesinger, rabbino capo della Congregazione Israelita di San Paolo, ha informato che tutte le sinagoghe resteranno chiuse, in linea con le disposizioni delle autorità locali, perché “ci dobbiamo mettere in quarantena". Anche responsabili buddisti hanno confermato la sospensione di ogni rito o celebrazione collettiva, mentre le associazioni islamiche sottolineano che “Allah ci ha muniti di razionalità e buon senso e ci ha ordinato di ascoltare i saggi e gli esperti” e leader di diversi riti afrobrasiliani, come il candomblé, hanno informato che tutte le loro pratiche religiose si possono svolgere via Internet o attraverso i social.