Non solo l'incubo di Uber, che ha fatto crollare i prezzi delle licenze e causato una serie di suicidi a catena. Ora l'industria del taxi di New York, l'esercito di auto gialle che percorre in lungo e in largo la città, è decimata dal coronavirus. Per misurare la profonda crisi del settore basta guardare ai tempi di attesa all'aeroporto John Fitzgerlad Kennedy. Lo scalo, di solito uno dei più trafficati al mondo, è quasi deserto e i taxi in fila per caricare un passeggero arrivano ad aspettare anche cinque o sei ore. Secondo la Metrolitan Taxicab Board of Trade, l'associazione che rappresenta 5.500 tassisti, le corse durante lo scorso fine settimana sono crollate del 91%. Un altro dato significativo arriva dalla New York Taxi Workers Alliance, nella quale confluiscono 22.000 fra tassisti e autisti di servizi via app come Uber e simili: dal 15 al 21 marzo il guadagno medio è stato di 368 dollari, il 71% in meno rispetto a due settimane prima ed escluse le spese, la benzina e le tasse.
L'industria è ora in trattative con il governo locale su una serie di misure in grado di offrire immediato sostegno al settore. Il governatore dello stato di New York, Andrew Cuomo, ha chiesto l'assistenza del governo federale per offrire sussidi alla disoccupazione anche ai lavoratori a contratto come i tassisti. Per ora comunque l'unica cosa da fare per gli interessati è attendere che la situazione migliori e passi la paura dei passeggeri a salire su un taxi e degli autisti ad accettare qualcuno sulla propria vettura che, potenzialmente, potrebbe essere malato.