Il momento 'X' nella partita a scacchi per il Colle è ormai vicino ed emergono, nel susseguirsi di incontri, i primi veti incrociati. Due giudici costituzionali, Giuliano Amato e Sergio Mattarella, sono i nomi 'del giorno': il primo bocciato dal premier, il secondo ipotizzato invece da Matteo Renzi a tutti i suoi interlocutori oggi e non sgradito in area Democrat.
Ma al di là dei nomi è forse il senatore FI Paolo Romani a dare il senso nella giornata nel borsino dei 'quirinabili': "l'imbuto si sta restringendo". E al centro dell'imbuto, ad una manciata di ore dalla prima votazione, campeggia il 'padre' del Mattarellum: l'ex ministro palermitano non avrebbe il 'niet' della minoranza Pd e catturerebbe anche i voti degli ex M5S, fermo restando una potenziale incursione nel Movimento stesso.
Quotazioni in salita, quindi, per Mattarella, ma non altissime, anche perché sul suo profilo permane l'ombra della resistenza di FI-Ncd, oltre che il diniego deciso della Lega. Il Carroccio, del resto, ha già avanzato un suo candidato ufficiale (per i primi tre scrutini) assieme a Fdi proponendo il nome di Vittorio Feltri e chiamando al voto (invano) anche i 'cugini' azzurri. L'altro candidato ufficiale emergerà alle 14 di domani, al termine della votazione della Rete alla rosa di 10 nomi decisa oggi dal M5S. Una rosa che contiene i nomi di Pier Luigi Bersani e Romani Prodi, con il secondo che, se proposto apertamente dal M5S, farebbe da polo di attrazione anche in Sel e in una parte della minoranza Pd. Ma se le quotazioni del 'Professore' restano basse per l'esito finale non sono alte neppure quelle dei due candidati associati a FI in queste ore: Pier Ferdinando Casini e Giuliano Amato, debilitati dallo scarso 'appeal' riscosso nel Pd e, in primis, tra i renziani. E se risulta ormai lontana la carta del tecnico - anche se ieri in Transatlantico si faceva notare come il ministro Pier Carlo Padoan, ex direttore della Fondazione Italianieuropei, non sia propriamente un tecnico - restano validi outsider i componenti della pattuglia di ex segretari Pd ormai da tempo dati per 'quirinabili': Piero Fassino e Walter Veltroni. Con altri tre outsider sullo sfondo: Graziano Delrio, Pierluigi Castagnetti e Anna Finocchiaro. E la carta istituzione del presidente del Senato, e attuale supplente, Pietro Grasso.