20 GENNAIO
Matteo Renzi prende definitivamente atto che il Pd non è quella "forza tranquilla" che lui vorrebbe, il partito che marcia compatto per vincere partite decisive come quella di oggi sulla legge elettorale (e quella di domani sul Quirinale). I Dem sono anzi parecchio agitati e, di fatto, una trentina di senatori Pd, nonostante gli sforzi del premier per convincerli a non bloccare l'Italicum, fanno mancare i loro voti.
Renzi si convince perciò una volta di più che la cosa più giusta, per garantirsi un salto perfetto nel cerchio di fuoco della legge elettorale, è appoggiarsi a Berlusconi, tenere fede al Patto del Nazareno e non mettere a repentaglio l'immagine della sua leadership riformatrice. Cosi' al mattino dà il massimo risalto istituzionale all'incontro con Silvio Berlusconi, ricevendolo a Palazzo Chigi per oltre un'ora.
Fonti di maggioranza ed opposizione raccontano che il premier chiede al Cav la garanzia dei voti Fi sull'Italicum, in tutte le sue parti (compreso l'emendamento Esposito). Il Cavaliere prende tempo e va ad incontrare i suoi senatori, dopo aver di nuovo chiesto a Renzi garanzie in materia fiscale e un pieno riconoscimento della sua agibilità politica. Già a partire dalla scelta del nuovo Presidente, per la quale Berlusconi insieme ad Alfano offre gli oltre 200 voti di Fi-Area Popolare. Ma chiede in cambio che al Quirinale vada un candidato moderato, meglio se non del Pd. E' Renzi stavolta, che non si impegna e ascolta come una sfinge, rinviando a martedì.
Sono ancora fonti di maggioranza e di opposizione a raccontare di una telefonata di Renzi al Plebiscito nel pomeriggio, dove Berlusconi convince i suoi a tenere fede al Patto con l'esclusione dei venti senatori fittiani (che ribadiscono il loro no). Renzi e Berlusconi si accordano per un nuovo incontro a Palazzo Chigi, martedì. Per quanto il premier ancora oggi ribadisca che "non c'e' nessun legame tra Colle e legge elettorale", per quanto il suo vice Guerini assicuri che "non si e' parlato di Quirinale" con Berlusconi, le due partite restano intrecciate più che mai ed oggi è il giorno in cui, rinsaldandosi le ragioni del Nazareno, Renzi fa un passo verso un candidato scelto con il Pd ma insieme a Berlusconi ed Alfano.
Mentre la minoranza Pd resta interdetta, a Palazzo Chigi resta forte la preoccupazione per l'insofferenza manifestata oggi dai senatori Dem, che potrebbe sommarsi a quella dei fittiani, di esponenti Fi ed Ncd, di pezzi di M5s. Come dice il ministro Boschi "i numeri per far passare la legge elettorale" ci sarebbero lo stesso. Ma salirebbero i rischi sul Quirinale.