27 GENNAIO
Nebbia fitta. A un giorno e mezzo dall'inizio delle votazioni sul Quirinale (giovedì alle 15) e a tre giorni dal momento clou (sabato mattina, quarto voto, soglia abbassata a 505 consensi) Matteo Renzi ancora non scopre le sue carte. E per qualcuno, forse, si tiene aperte più strade e non ha davvero ancora definitivamente scelto. Oggi è il giorno delle consultazioni ufficiali al Nazareno. Il segretario-premier ascolta attentamente tutti i partiti, annuisce e prende appunti con diligenza. Ma il fatto che Silvio Berlusconi non vada ad incontrarlo, mandando solo i suoi capigruppo, la dice lunga sullo stato dell'arte. Renzi ha fatto sapere anche al Cavaliere (mentre oggi si rinsalda il Patto del Nazareno, con il sì del Senato alla legge elettorale) che farà un nome secco solo all'ultimo momento utile, sabato mattina. Renzi e Berlusconi potrebbero però vedersi domani all'ora di pranzo. Il silenzio del premier lascia interdetti i suoi interlocutori, che brancolano nel buio come non mai.
A partire dagli stessi grandi elettori del Pd, che domani Renzi ha riconvocato per 'aggiornali' sugli incontri di oggi, ma ai quali non farà nessun nome. La cortina fumogena che si alza da Palazzo Chigi sulle reali intenzioni del premier non risparmia i Dem, ai quali si è limitato a garantire che sceglierà un politico dalla forte caratura, come oggi gli ha chiesto anche Alfano. E che questo politico verrà dal Pd. Ma anche loro, fino a Sabato, restano al buio. Ciò che preme di più a Renzi è chiudere entro sabato, dimostrare che ha saputo portare a casa, con la stessa maggioranza, le riforme e anche un nuovo Presidente della Repubblica. Il nome del prescelto sarà perciò quello in grado di evitare sorprese e di ottenere almeno 520 dei 580 voti che (al netto di tutte le 'opposizioni') di Pd-Fi e Area Popolare. Difficile però pensare che Renzi si faccia imporre nomi da altri. Il prossimo Presidente (forte o debole, uomo o donna) non potrà essere in alcun modo un candidato che il premier 'subisce', scelto da altri e non da lui.
A Renzi serve chiudere presto e bene, con una vittoria che sia ascrivibile a lui e che possa spendersi come il frutto di una stagione politica diversa, di condivisione con le opposizioni sulle scelte importanti e di governo consapevole, di un Pd maturo e non più paralizzato dalle lotte fratricide.