30 GENNAIO
Ancora due fumate nere per il nuovo Presidente, ancora più vicino al Quirinale Sergio Mattarella. #lavoltabuona sarà domani, quarto voto, quello in cui la maggioranza richiesta si abbassa a 505 sì. E Matteo Renzi - forse perchè non è sicuro dei suoi numeri come ostenta, forse perchè davvero pensa che "non si può fare un Presidente contro" - con un gesto riparatore si appella a maggioranza e minoranza perchè Mattarella diventi "Presidente della Repubblica di tutti gli italiani, con la più ampia convergenza possibile, per il bene comune dell'Italia".
Sarebbero gravissime per il premier, per la stessa legislatura e per il cammino delle riforme, le conseguenze di un affossamento del candidato che Renzi - strappando con gli alleati di governo e con Silvio Berlusconi - ha presentato come la scelta autonoma ed autosufficiente di un Pd ricompattato. Per tutto il giorno si lavora dunque per togliere a Mattarella quell'aura di 'uomo solo del Pd', per sbianchettare dal suo profilo l'etichetta di Presidente di una sola parte. Un'operazione che riesce a metà. Il gesto riparatore del premier, che a ben vedere non cambia poi di molto la realtà di una scelta solitaria, arriva a sera.
"Una personalità autorevole e stimata da tutti, un servitore dello Stato", per Renzi non può che essere eletto con i voti dell'intero Parlamento. Ma Forza Italia, in pieno psicodramma, respinge l'appello e si limita, per non essere messa ai margini, ad orientarsi per la scheda bianca. Silvio Berlusconi, sotto l'attacco concentrico dei suoi e della minoranza fittiana, capitola dopo aver a lungo ragionato sulla possibilità di far uscire dall'aula i grandi elettori azzurri. Consentirà così ai ribelli fittiani e a molti dei siciliani di andare a rinforzare il pacchetto di voti della maggioranza su Mattarella, con un ennesimo indebolimento della sua leadership. Ma non ha giocato al meglio la sua partita e non ha alternative.
Il nuovo inquilino del Colle avrà invece anche i voti di Ncd e di Angelino Alfano, che stamattina Renzi ha ruvidamente richiamato ai suoi doveri. "Sei il ministro dell'Interno - gli ha detto - come puoi non votare un uomo moderato come Mattarella quando è la maggioranza di governo a proporlo?". Per tutto il giorno Alfano ha cercato un modo per uscirne in piedi, valutando di far votare ai suoi il nome di Pierferdinando Casini, per rendere riconoscibili i voti di Ncd, un partito ormai spaccato a metà tra filogovernativi e fautori di una nuova alleanza di centrodestra con Berlusconi. Ma alla fine anche Alfano non ha alternative, non volendo rinunciare ad essere forza di governo. E sceglie di andare verso il sì a Mattarella, segretamente in accordo con Berlusconi. Una prova di più che il Patto del Nazareno non è affatto rotto, ma è soltanto stato riscritto dando pesi diversi ai suoi contraenti: Renzi sempre più forte, Berlusconi sempre più fragile.