"Brexit sarebbe una catastrofe". Non usa metafore Roland Rudd, l'uomo sul quale il premier David Cameron ha puntato per scongiurare l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea. Nel suo ufficio a due passi dalla Banca d'Inghilterra, al nono piano di un palazzo moderno da cui si gode una spettacolare vista dello Shard, l'uomo-macchina di 'Remain' spiega perché gli effetti della Brexit sarebbero devastanti non solo per il Regno Unito ma anche per l'Europa. E azzarda una previsione. Con la leadership di Michael Gove e Boris Johnson il distacco dall'Ue non sarebbe una "separazione consensuale ma un brutto divorzio".
Rudd prova a immaginare il day after quasi per esorcizzarlo. "La conseguenza immediata sarà il tracollo dell'economia. La sterlina crollerà, i mercati crolleranno, fino ad arrivare alla recessione che tutti gli esperti economici hanno previsto, inclusa la Banca d'Inghilterra, che è un'istituzione indipendente", spiega mentre nella stanza accanto tanti giovani volontari preparano i volantini pro-Remain da distribuire per le strade di Londra fino a domani sera. "Le persone che lavorano qui vogliono una Gran Bretagna aperta, tollerante, che non alzi muri. Una Gran Bretagna che guidi l'Europa, non che la lasci". Alto, brizzolato, sorriso sornione anche quando evoca ipotetiche catastrofi, i tabloid euroscettici, Daily Mail in testa, in questi mesi hanno scritto di tutto su Roland etichettandolo come "classico snob laureato ad Oxford a cui piace il vino costoso" e l'arte contemporanea. O più brutalmente come un "viscido pierre". Lui, che guida una delle più prestigiose agenzie di comunicazione del Regno, tira dritto. Non è il gossip che mi preoccupa, è solito ripetere agli amici, ma la Brexit. E quello che potrebbe succedere dopo.
"Il rischio è di finire con un governo sbilanciato verso una destra nazionalista e populista che avrà con l'Europa un rapporto pessimo", sostiene Rudd, la cui sorella Amber è ministro dell'Energia. Anche sull'Europa il successo di 'Leave' avrà conseguenze pesanti. "Ci saranno altri paesi che chiederanno un referendum come questo. Certo Germania, Francia e Italia manterranno unito il cuore dell'Unione europea, ma il rischio di uno smembramento esiste. E non solo in Europa, sarà uno shock a livello globale". A ormai meno di 48 ore dal fatidico giorno Roland confessa comunque di avere "un buon presentimento". Merito anche dei sondaggi, che danno il fronte del Remain in ripresa. "Non i sondaggi che fanno i titoli, ma quelli realizzati al telefono, parlando con le persone". Una ripresa, sostiene, che è iniziata prima del "tragico assassino di Jo Cox". Non ci sono legami, per il regista dei Remain, tra "i toni aggressivi della campagna" e "l'omicidio di un pazzo". Detto questo, la sua convinzione è che il linguaggio populista di Nigel Farage si sia insinuato nella propaganda dei 'Leave'. "E così facendo hanno legittimato il leader dell'Ukip a spingersi ancora più a destra, basti pensare al famigerato poster sui migranti turchi". Ma l'immigrazione è una nota dolente del fronte anti-Brexit. "Quando due settimane fa è diventato un tema così centrale nella campagna non abbiamo contrattaccato in modo adeguato", ammette Roland. "Avremmo dovuto spiegare meglio quanto gli immigrati hanno dato e danno all'economia britannica e soprattutto che il problema dell'immigrazione non si risolve con l'uscita dall'Unione europea". Senza contare che "il fronte del 'Leave' ha persino dichiarato di voler aumentare il numero di migranti che vengono dai paesi del Commonwealth...".