"Giro o Mondiale? Per me entrambi". Fabio Aru non ha dubbi e lancia la sfida, a poche giorni dalla grande partenza della corsa rosa, alla quale l'anno scorso fu costretto a rinunciare per un banale infortunio rimediato in quel drammatico mese di aprile, pochi giorni prima che un incidente si portasse via l'amico e compagno Michele Scarponi, che avrebbe dovuto sostituirlo nel team Astana. "Fu un'enorme sofferenza per me dare forfait e non potermi presentare al via in Sardegna, davanti al mio pubblico. Poi, ci fu tutto il resto... Adesso sono motivato e non vedo l'ora di partire da Gerusalemme - le parole del corridore di Villacidro che adesso gareggia con la maglia della Uae Emirates, il team che lo ha convinto a lasciare l'Astana. Aru punta a raggiungere il picco di forma proprio al Giro, in modo da potersi giocare il successo finale: il percorso è adatto alle sue caratteristiche, ma la concorrenza è di altissimo profilo tecnico: Froome, Dumoulin, Pinot e non solo.
"Abbiamo una squadra giovane ed esperta al tempo stesso - osserva Aru - il Giro si decide nell'arco di 21 tappe: Etna, Campo Imperatore, Prato Nevoso, sono gli arrivi in cui si deve provare qualcosa. Io non guardo solo alla concorrenza di Froome, o a qualcuno in particolare, penso a tutti: da Chaves a Pinot, a Dumoulin. Da anni prendo parte alle corse a tappe e so che bisogna affrontarle senza timori né stress". Aru si presenterà al via con la maglia di campione italiano addosso, forte di un successo alla Vuelta nel 2015 e di due podi al Giro d'Italia (2014 e 2015).
"Il passato conta fino a un certo punto, in carriera ho vissuto tanti momenti difficili - fa notare - ma mi sono sempre rialzato, ricominciando a pedalare. Mi sono allenato bene, sono soddisfatto della mia preparazione e cercherò di sfruttare il lavoro svolto fin dal primo raduno in Sicilia, nello scorso dicembre: già allora percepii grande armonia nel nostro gruppo". Al Giro trionfò per la prima volta nel 2014, a Montecampione, da allora entrò in una nuova dimensione. "Quando sto davvero bene, attacco e non mi pongo alcun problema: quella fu una grande azione - ricorda il sardo -. A me piace attaccante e non penso a quanto chilometri mancano all'arrivo. Un po' come Contador: uno come lui mancherà tanto al ciclismo".
Il Giro 2018 rende Aru "curioso e impaziente". Un po' per la partenza da Israele, la prima fuori dall'Europa per una delle tre corse a tappe più importanti del mondo, un po' perché una sfida di tre settimane è sempre un rebus.
"Ho già le mie idee sul percorso e penso a fare il meglio", l'avvertimento del 27enne detentore del titolo tricolore che, come Vincenzo Nibali nel 2013, con quella maglia spera di sbaragliare la concorrenza per presentarsi a Roma, il 27 maggio, in rosa. Sarebbe il coronamento di una carriera sempre in salita. In tutti i sensi.