Mentre la questura di Salerno trasmette alla Procura di Roma la denuncia-querela presentata da Vincenzo De Luca, vincitore delle regionali in Campania, contro il presidente dell'Antimafia, Rosy Bindi, per diffamazione, attentato ai diritti politici costituzionali e abuso d'ufficio per la vicenda degli "impresentabili", il Movimento Cinque Stelle annuncia una denuncia allo stesso De Luca "per minaccia al corpo politico dello Stato". Non acennano a placarsi polemiche e attacchi seguiti alla pubblicazione della black-list da parte della Commissione parlamentare Antimafia.
"Quella di De Luca appare una minaccia para-mafiosa a un'istituzione rea di aver fatto solo il proprio dovere", dice Francesco D'Uva, deputato Cinque Stelle in Antimafia e componente dell'Ufficio di presidenza. E Mario Michele Giarrusso, anch'egli M5S in Senato e in Antimafia, aggiunge: "nel Pd c'è qualcuno che vuole far dimettere la presidente Bindi presentando una mozione". I Cinque Stelle, che pure a volte non sono stati teneri nei riguardi della presidenza Bindi, sono pronti a difenderla: "Sarebbe una scorrettezza enorme e una tale richiesta avrebbe il nostro voto contrario e la nostra ferma opposizione". Non solo i Cinque Stelle difendono Bindi. Per lei in Antimafia si schierano esponenti della Lega, di Sel, i fittiani, il Ppi e il vicepresidente della Commissione Claudio Fava. Il quale annuncia che chiederà alla presidente Bindi di convocare il plenum della Commissione Antimafia: "c'è la necessità di una discussione approfondita e condivisa da tutti i parlamentari per rilanciare il lavoro dell'Antimafia sulle candidature". E aggiunge di essere certo che "le posizioni espresse dal capogruppo del Pd Franco Mirabelli sulla Bindi non rispecchiano buona parte delle opinioni dei commissari del Pd in Antimafia". Frase, questa, che provoca la reazione immediata di Mirabelli: "L'ingerenza indebita di Fava nelle vicende del Pd la dice lunga sulla sua solitudine politica".
Il capogruppo del Pd, che da giorni critica l'operato di Bindi su questa vicenda, esclude tuttavia una richiesta di dimissioni: "Da parte del partito non sono in discussione", ma precisa che il Pd dovrà discutere di quanto accaduto. Non la pensa così il segretario della commissione Antimafia, Marco Di Lello, il quale, ai cronisti che chiedono se la presidente Bindi debba fare un passo indietro dopo il caso degli "impresentabili", risponde: "Se la presidente della Commissione non si fida dell'ufficio di presidenza e preferisce dare anticipazioni alla stampa anziché al segretario e ai componenti della Commissione, c'è un problema di fiducia reciproca. Quando si rompe un rapporto fiduciario se ne traggono le conseguenze".
Intanto l'ufficio di presidenza della Commissione previsto per giovedì, il primo convocato dopo il caso "impresentabili", è stato aggiornato alla prossima settimana, ufficialmente perché si è formato il gruppo dei fittiani in Senato a cui ha aderito Ciro Falanga, che rappresentava Fi in Antimafia, e quindi Forza Italia deve nominare un nuovo capogruppo in Commissione. Sulla vicenda "impresentabili", il presidente dell'Autorità Anticorruzione, Raffaele Cantone, ha spiegato la propria posizione: non c'è stato da parte sua "nessun attacco a Rosy Bindi e alla commissione Antimafia", ma "una critica sul codice etico e il suo utilizzo per stilare la cosiddetta lista dei candidati" impresentabili, "che ha finito per rappresentare un giudizio di tipo politico".
Il ministro della Giustizia Andrea Orlando, da parte sua, ha invitato a far sì che questa vicenda non diventi elemento di scontro politico. Per l'ex leader della Cgil Sergio Cofferati, uscito dal Pd dopo il caso Liguria, "la Bindi merita le scuse per come è stata trattata", mentre dal ministro dell'Interno Alfano le arriva una critica: "O le cose si fanno bene o non si fanno: altrimenti così si mette fuori gioco l'Antimafia, gli interessati e complessivamente si fa danno alla democrazia". E ha aggiunto, a proposito dello scontro nel Pd: "mai vista tanta ferocia in un partito". Critiche anche dal segretario Udc Lorenzo Cesa, che ha giudicato l'iniziativa dell'Antimafia "del tutto inopportuna".
"Quella di De Luca è una denuncia priva di ogni fondamento, un atto puramente strumentale, che ha scopi diversi da quelli che persegue la giustizia e che pertanto non mi crea alcuna preoccupazione": lo afferma Rosy Bindi.
— Vincenzo De Luca (@VincenzoDeLuca) 2 Giugno 2015