Ultimo miglio di campagna elettorale al veleno. La polemica parte dal Pd, sulla base di un articolo del 'Fatto Quotidiano' va all'attacco di Virginia Raggi per un incarico avuto dall'Asl di Civitavecchia quando era già consigliera in Campidoglio. La replica della diretta interessata non si fa attendere: "E' l'ultima goccia di fango - sottolinea - ma noi siamo più forti".
"La telenovela delle amnesie di Virginia: consulenze dalla Asl nel Comune grillino di Civitavecchia. Non lavorava solo come consigliera? Quanti altri buchi nella sua memoria? La trasparenza e la Raggi non vanno proprio d'accordo", attacca la vice capogruppo del Pd Alessia Morani. Ma ad andare giù ancora più duro è Matteo Orfini. "Se quello che scrive il Fatto è vero quella della Raggi non è una dimenticanza, è un reato".
"Da quel che si apprende - sottolinea il responsabile giustizia del Pd - la candidata dei 5 Stelle al comune di Roma, Virginia Raggi, ha agito in contrasto con la Legge Severino". Ermini spiega che "la legge anticorruzione impone ai candidati di dichiarare ogni rapporto professionale con enti pubblici: un obbligo che lei ha dimenticato di adempiere. E' una brutta storia per una candidata che vuole fare della trasparenza la propria bandiera". Secondo la senatrice Dem Pina Maturani la Raggi potrebbe essere addirittura "ineleggibile in base alla legge Severino".
La replica della Raggi - "Questa è l'ultima goccia di fango prima del ballottaggio. Continuano ad attaccarmi sul mio lavoro perché non hanno argomenti. Noi siamo più forti ed andiamo avanti. Mancano 48 ore e avremo finalmente la possibilità di voltare pagina". "Nel 2012 non era necessario essere iscritti nell'albo speciale se non ovviamente a quello degli avvocati - spiega la pentastellata - L'incarico era fiduciario. Il mio mandato era quello di mettere in esecuzione una sentenza della Corte dei conti per far recuperare soldi alla Asl che era stata sostanzialmente truffata".
Intanto tutti i candidati sono impegnati negli ultimi comizi a caccia degli indecisi. E si teme, ancor più che per il primo turno, l'astensionismo.