Un highlander, Leoluca Orlando. Trionfa a settant'anni (li compirà l'1 agosto), strapazzando i suoi avversari, come quando, a 38 anni, sfidava dentro la Dc gli andreottiani, conquistando la poltrona di sindaco, era l'85, in una Palermo cupa e insanguinata dai morti ammazzati per mafia. L'età anagrafica per il 'professore' sembra un orpello. Lui che "il sindaco lo sa fare" e "guarda avanti", i suoi slogan, stravince le comunali al primo turno col 46% (in Sicilia il quorum è al 40%), staccando Fabrizio Ferrandelli, sostenuto anche da FI e cuffariani, di ben 15 punti, e Ugo Forello, dei 5stelle, addirittura di 30 punti. Lo fa con il medesimo consenso ottenuto al primo turno cinque anni fa, quando poi al ballottaggio sconfisse sempre Ferrandelli: una fiducia granitica di un pezzo d'elettorato che lo continua ad accompagnare nella sua longeva avventura nel municipio della quinta città d'Italia. A quel 'nocciolo duro' di sinistra che gli sta vicino da anni, Orlando, questo è il suo capolavoro politico, ha aggregato avversari d'un tempo, come il Pd che pur di sostenerlo ha abdicato al simbolo di partito, ed ex esponenti di centrodestra, oltre a centristi e moderati.
Una coalizione nel nome del civismo politico, preludio a un nuovo patto che guarda all'imminente partita per le regionali, che in Sicilia si celebreranno in autunno. Il sottosegretario Davide Faraone (Pd), tra gli artefici dell'accordo col 'professore, non ha dubbi, pensando al futuro prossimo: "Squadra che vince non si cambia. Quando dicemmo che l'importante era il progetto e non i simboli, la costruzione di un campo largo, la sintonia tra il governo nazionale e le amministrazioni locali, un percorso che non doveva interrompersi, fummo quasi presi per folli. Missione impossibile sembrava ai più quella di mettere insieme tante storie diverse. Alla fine ci siamo riusciti". Terreno quello del civismo politico sul quale anche il centrodestra sarà chiamato a profonde riflessioni.
"Le elezioni dicono senza alcun dubbio che a vincere è quasi ovunque il civismo politico: vince il candidato credibile, affidabile, popolare, in alternativa alla arroganza degli apparati. Dalle urne una eloquente lezione, per chi vuol capire", il messaggio al suo centrodestra che ha fatto saltare le primarie di Nello Musumeci, leader del movimento #Diventeràbellissima, in corsa per il ruolo di candidato a governatore nell'isola. Nonostante mezza Palermo abbia disertato le urne - il partito dell'astensionismo è al 47% - Orlando, per la quinta volta, diventa sindaco, scrivendo una pagina politica storica. Agli avversari lascia solo le briciole, blindando la maggioranza anche in consiglio comunale. Il M5s si consola attestandosi come prima lista in città (13% circa), anche se il risultato di Forello appare deludente rispetto alle aspettative.