Minacce ed attacchi a comunità palestinesi, incursioni armate, spedizioni punitive, violenze verso agricoltori impegnati nella raccolta stagionale delle olive, pressioni per l'espulsione di centinaia di abitanti da zone rurali remote: queste, secondo un rapporto pubblicato da Peace Now, sono una parte delle attività intraprese in forma sistematica da coloni in Cisgiordania a partire dal 7 ottobre. Da quando cioè tutta l'attenzione di Israele (e della comunità internazionale) si è focalizzata su Gaza.
"La guerra ha creato una nuova realtà sul terreno - secondo la Ong - e ha contribuito ad annacquare la separazione fra i coloni militanti e le forze armate", che sempre più spesso sembrano agire insieme. Mentre da Stati Uniti e Ue giungono ad Israele avvertimenti sempre più espliciti affinché contenga i coloni, Benyamin Netanyahu ha voluto incontrare di persona i dirigenti degli insediamenti. Il premier ha detto loro che le forze armate non lesinano sforzi per contenere le attività terroristiche delle fazioni armate palestinesi ma che è imperativo prevenire un'escalation e che Israele - essendo già impegnato a Gaza e al confine col Libano - deve assolutamente evitare che la Cisgiordania finisca fuori controllo. Ad esempio come conseguenza della violenza degli ultrà. "C'è un pugno di persone - ha ammesso Netanyahu - che non rappresentano la massa dei coloni e che vogliono dettare legge. Noi non siamo disposti a tollerarli: ci arrecano pesanti danni internazionali e io li condanno, agiremo contro di loro".
Ma secondo Peace Now coloni ultrà da un lato e militari dall'altro sono sempre più difficili da distinguere. Riferendo di attacchi ai danni di palestinesi avvenuti nella zona di Hebron e nella valle del Giordano, l'ong cita testimonianze secondo cui "coloni sono arrivati indossando uniformi dell'esercito, mentre altri prestano servizio nei propri insediamenti come riservisti". Sono stati segnalati inoltre posti di blocco in arterie della Cisgiordania istituiti proprio dai coloni. Dal 7 ottobre, sostiene Peace Now, si contano ogni giorno due-tre episodi di violenza da parte loro, "fino ad un massimo di sette eventi quotidiani". La polizia israeliana non riesce a stargli dietro e gli arresti, scrive oggi Haaretz, sono rari.
Un sondaggio condotto all'inizio di ottobre dal centro studi palestinese Policy and Research Survey lancia intanto un altro segnale di allarme. L'esasperazione accumulata dalla popolazione palestinese è in rapida ascesa. "Alla luce delle collusioni fra esercito e coloni - si afferma - e nell'assenza di fiducia verso gli apparati di sicurezza di Abu Mazen, i palestinesi vedono nella formazione di milizie armate locali una risposta adeguata agli attacchi dei coloni". E' la miscela esplosiva che nell'incontro con i dirigenti dei coloni di alcuni giorni fa Netanyahu ha assicurato di voler disinnescare. Per ora senza esito.
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